Stanco e disilluso, identikit del medico ospedaliero umbro: fuga dalla sanità pubblica

Stanco, rassegnato e in cerca di una via di fuga dalla sanità pubblica: è l’identikit del medico ospedaliero umbro che emerge dal sondaggio realizzato da Cimo-Fesmed a cui hanno risposto 239 professionisti che lavorano nelle strutture sanitarie della Regione. Il 77% degli intervistati vorrebbe continuare la professione medica, ma soltanto il 26,4% resterebbe nella sanità pubblica.  Il 17% preferirebbe lavorare nel privato, il 21,9% andare all’estero, il 15,1% svolgere la libera professione e il 19,6% anticipare il pensionamento. Il 73,2% reputa alto il livello di stress psicofisico causato dall’impegno sul fronte Covid-19; il 66,5% reputa alto il rischio professionale corso negli ultimi due anni e il 49,3% ritiene di aver messo a repentaglio la sicurezza della propria famiglia. Il 67% dei medici ha dichiarato di aver ricevuto in questo periodo di pandemia supporto dai colleghi, il 19% dai familiari e amici, e solo il 5% da società e istituzioni, facendo “così emergere una chiara percezione di abbandono”, sottolineano i vertici di Cimo Umbria. Sul fronte delle ore lavorative durante la settimana, il 24% degli intervistati ha risposto di andare oltre le 48 ore, il 52% di lavorare fino a 48 ore e solo il 24% di lavorare 38 ore. “Quale immagine ci restituisce, in Umbria, questo sondaggio ? Un medico ospedaliero sicuramente disilluso, perché vede crollare le proprie aspettative professionali, che erano alte ad inizio carriera”, spiega Cristina Cenci, vicesegretario regionale di Cimo Umbria. Che aggiunge: ” Un altro dato interessante è vedere che età hanno i partecipanti, o meglio, da quanto tempo sono stati assunti nel nostro Sistema sanitario regionale: il 59% di essi è assunto da meno di 15 anni. Quindi – evidenzia Cenci – negli ospedali umbri bastano 15 anni di lavoro per far crollare le aspettative dei medici”. “Questa ricerca ha semplicemente certificato quella che è la sensazione che si vive nelle corsie degli ospedali. Un senso di profondo disagio dei colleghi, un senso di frustrazione e impotenza di fronte alle crescenti difficoltà che si incontrano, come letti sui corridoi e medici costretti ad assistere anche il doppio dei pazienti che normalmente hanno in carico”, dice il segretario regionale di Cimo Umbria, Marco Coccetta. “Quello che emerge da questa indagine – ha aggiunto – mette bene in evidenza come il Sistema sanitario sia malato grave che necessita di cure immediate e cioè di risorse”.