Althea chiude a Foligno, i sindacati: “Esuberi mascherati”

FOLIGNO – L’Althea chiude la sede di Foligno. Ieri un incontro tra i sindacati e l’azienda, con oggetto della discussione il piano industriale e la conseguente fusione di tute le aziende del gruppo (Ebm, Ital Tbs, Crimo Italia, Mesa Italia, Althea ed altre).
Le preoccupazioni lanciate nei giorni scorsi dai sindacati si sono materializzate in tutta la loro pesantezza quando l’azienda ha dichiarato la chiusura dei siti di Foligno (Pg) e Fisciano (Sa) con conseguente esigenza di trasferire tutto il personale amministrativo a Roma – nuova sede legale del gruppo – e a Milano.

Sono 80 i trasferimenti previsti dal piano industriale e insisterebbero per la gran parte a Foligno – secondo i sindacati più di quaranta – e a Fisciano, il tutto a partire dal 2 luglio, data prevista per la fusione. Dopo ore di alta tensione, dovute alla chiusura da parte dell’azienda alle richieste del sindacato – che vede i trasferimenti come esuberi di fatto e la chiusura delle sedi come una vera e propria ristrutturazione industriale da affrontare con gli strumenti idonei tipo la cassa integrazione – il tavolo si è ricomposto sulla necessità di un nuovo incontro, fissato per il 4 luglio, nel quale discutere di possibili soluzioni per un impatto meno traumatico per i lavoratori coinvolti, congelando per il momento ogni azione da parte di Althea.

I sindacati affermano che la vertenza ha un impatto importante non solo nei territori maggiormente coinvolti, ma anche rispetto la capacità del gruppo di mantenere alti i livelli qualitativi del servizio (servizio sanitario pubblico) e che, per questo, sembra ancor più imbarazzante la solitudine con la quale i rappresentanti dei lavoratori sono costretti ad affrontare la vertenza.

 

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