Ast, sull’organizzazione del lavoro: botta a risposta tra rsu e azienda, tra i temi caldi anche gli appalti

TERNI – L’inchiesta della Forestale “do ut des” che scoprire un presunto meccanismo di favori in cambio di appalti all’interno dell’Ast ha avuto l’effetto di un vero e proprio terremoto. Il giorno dopo l’avviso di conclusioni indagini nei confronti di undici figure apicali dello stabilimento di viale Brin (3 alti dirigenti e 8 funzionari), sono le reazioni a tenere banco. Le Rsu “esprimono forte preoccupazione per diversi aspetti, da quelli riguardanti le relazioni sindacali ed industriali, alla intera materia delle interlocuzioni, alla concreta possibilità inerente una ulteriore sostanziale crescita di tensione e confusione all’interno dei luoghi di lavoro e della intera azienda”.

Le rsu ritengono fuori luogo le dichiarazioni ultime dell’amministratore delegato di Ast, che ancora una volta fa affermazioni che non corrispondono alla realtà. “Non si può evidenziare un contesto di buone relazioni – dicono i rappresentanti dei lavoratori – quando la rsu in modo corretto e responsabile, come sempre avvenuto, rivendica da giorni un tavolo di confronto su una materia fondamentale e strategica come quella della nuova organizzazione del lavoro, che interessa tutti i lavoratori e ad oggi non ha ricevuto ancora nessuna convocazione”. Un’organizzazione che per le rsu a può generare seri potenziali rischi, relativi a tutto ciò che comporta la salute e la sicurezza dei lavoratori

Le rsu, in un contesto già di per sé complicato e difficile, esprimono massima fiducia nell’operato della magistratura ed auspicano un fermo intervento dell’Azienda, “che responsabilmente deve dimostrare un operato trasparente e corretto, al fine di poter tutelare i lavoratori che ogni giorno svolgono con responsabilità, impegno ed onestà il proprio lavoro, dopo gli evidenti e noti sacrifici già fatti”.

“Per il bene dei lavoratori, dell’azienda e della prospettiva di tutti è oggi più che mai necessario – insistono le rsu – che venga convocato un tavolo di confronto tra tutti i soggetti firmatari dell’accordo del 3 Dicembre, in quanto come noi pensiamo le linee di azione li ben indicate e gli impegni ben evidenziati non sono rispettati”.

Sulla riorganizzazione oggi è intervenuta l’azienda  secondo cui l’attuale organico di Ast, dopo la riorganizzazione dello stabilimento di Terni, e “assolutamente adeguato per raggiungere l’obiettivo di produzione di un milione di tonnellate di acciaio fuso all’anno” e definisce invece preoccupate che il riassetto possa comportare una “riduzione produttiva degli impianti, con una relativa perdita economica”.

L’Acciaieria ternana, dopo i primi due mesi del 2015 che hanno risentito degli effetti della vertenza dell’autunno scorso, prevede che “per aprile 2015 sarà raggiunta una quota di produzione tale da garantire il traguardo del milione di tonnellate su base annua”. Auspica, inoltre, che “a giugno si possa superare questa soglia”.

L’Ast rileva quindi “segnali incoraggianti che stanno consentendo di consolidare i rapporti commerciali in essere e contribuiranno ad accrescere la produzione e ad aggredire nuovi mercati”. L’azienda ribadisce inoltre che “la salute e la sicurezza dei lavoratori sono priorità imprescindibili” e che “la nuova organizzazione non introduce rischi addizionali per i dipendenti”.

“Il confronto quotidiano che sta avvenendo nei reparti interessati dal processo di riorganizzazione – continua la nota – rappresenta uno strumento di dialogo fra le parti e di ottimizzazione dei processi produttivi concreto ed efficace. Il confronto è intenso e Ast sta ricevendo suggerimenti che saranno presi in considerazione”.

L’altra questione calda su cui insistono i sindacati sono gli appalti anche alla luce dell’inchiesta giudiziaria appena conclusa. “La Cgil da tempo – dice il segretario generale della Cgil, Attilio Romanelli – ha denunciato e contrastato i danni della pratica del massimo ribasso nell’affidamento degli appalti, perché tale pratica spesso non garantisce qualità nelle prestazioni e sicurezza per i lavoratori impegnati.  Siamo convinti che la logica del massimo ribasso penalizza le imprese eccellenti e rispettose delle normative e dei contratti. Da tempo chiediamo alle associazioni datoriali un comune impegno per far crescere la cultura della legalità nel sistema delle imprese, perché è anche interesse delle imprese avere un quadro di certezze, di regole e di rispetto dei diritti dei lavoratori”.

La Cgil di Terni crede nella fattiva iniziativa della magistratura alla quale però chiede celerità nelle procedure e nella definizione delle responsabilità in quanto il sistema industriale ternano sta attraversando una fase di cambiamenti che ha bisogno di certezze.

 

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