Bambino con due mamme, la garante per l’Infanzia: “Negati i diritti fondamentali”

PERUGIA   Ha determinato per il minore “la negazione di basilari diritti fondamentali della persona umana” la mancata trascrizione da parte del Comune di Perugia dell’atto di nascita di un bambino, nato all’estero e registrato quale figlio di due madri, italiane, unite in matrimonio. Lo sostiene il Garante regionale umbro per l’infanzia e l’adolescenza, Maria Pia Serlupini.
Secondo il Garante “la richiesta è stata rigettata con la motivazione che la normativa attualmente vigente non consentirebbe la trascrizione di tale atto e che a nulla rilevano le pronunce giurisprudenziali intervenute sul tema”. Ha quindi sottolineato che il minore “non avrà una nazionalità, non avrà documenti di identità, non potrà accedere al sistema sanitario, né in Italia né all’estero, non potrà viaggiare”.

Serlupini – si legge in una sua nota – ha quindi richiamato la “costante giurisprudenza” della Cassazione secondo cui l’atto di nascita straniero “è assistito per sua natura da una presunzione di legalità e validità”. A suo avviso “confermativo di questo principio” era anche l’articolo 9 della legge 40 del 2004.
“La legge italiana vigente – ha sottolineato il Garante – impone di trascrivere integralmente l’atto di nascita, come anche la giurisprudenza conferma”.
“Ritengo che il fatto rappresenti – ha concluso Serlupini – una violazione della legge ed abbia già posto in capo alla pubblica amministrazione una responsabilità risarcitoria rispetto ai danni subiti dal minore e da coloro che ne esercitano legalmente la responsabilità genitoriale”.
In seguito alle polemiche il Comune di Perugia aveva già sostenuto che “la trascrizione di un atto di nascita di un soggetto nato all’estero e ivi registrato è contemplata dalla normativa vigente, che non disciplina tuttavia le trascrizioni riguardanti figli di genitori dello stesso sesso”

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