Carcere di Sabbione: possibilità di lavoro esterno per i due ex manager Ast, Marco Pucci e Daniele Moroni

TERNI – Permesso di lavoro esterno ai due manager Ast, Marco Pucci e Daniele Moroni. I due, attualmente detenuti al carcere di Sabbione, sono finiti nella maxi inchiesta del rogo di Torino e condannati in via definitiva per la morte di 7 operai.

Nella giornata di Santo Stefano sono stati ricevuti in carcere dal vicepresidente della Regione, Fabio Paparelli e dall’onorevole Walter Verini, capogruppo del pd alla commissione Giustizia della Camera, nonchè dai dirigenti del Coni, Lupi e Rosati.

Ne da notizia Antonio Mosca del Corriere dell’Umbria.

“Mi auguro che Marco Pucci e Daniele Moroni possano tornare a dare un contributo lavorativo alla comunità e confido che, nel rispetto della legge, ciò possa accadere già dall’inizio del nuovo anno”. Queste le parole di Paparelli, che si augura per i due un 2017 migliore.

“Stanno scontando la condanna con dignità e coraggio e ora – ha detto Verini – mi sembra che l’iter per una pena alternativa si stia incanalando sulla giusta strada”. Se i giudici daranno il loro assenso, da qui a qualche settimana i due ex manager potranno uscire il giorno per lavorare per poi tornare la sera dietro le sbarre, in quel carcere dove – dice ancora Verini “sono ormai diventati un punto di riferimento anche per gli altri reclusi”.

Durante la visita si è anche fatto il punto sul numero dei detenuti ospitati nell’istituto: 441 in totale.

“La situazione, nonostante tutto, è accettabile. La legge impone almeno 3 metri quadri vivibili prò capite in ogni cella e questo standard – osserva Verini – viene rispettato. Ovviamente ci sono cose da migliorare, come le visite specialistiche e le strutture sportive. E pure le dotazioni d’organico della polizia penitenziaria che deve fare i conti con una situazione altamente stressante anche perché in buona parte dell’istituto le polle delle celle sono aperte per molte della giornata proprio per favorire la socializzazione dei reclusi. Il 60 per cento, in linea con la media regionale, sono extracomunitari e i monitoraggi continui hanno permesso di escludere la presenza di detenuti radicalizzati e attratti dal terrorismo islamico”.

“Abbiamo messo in primo piano – prosegue Paparelli – la dignità delle persone che sono in carcere e la loro formazione per il futuro, senza creare false illusioni, ma offrendo loro una speranza realizzabile”.

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