Cascata delle Marmore, Teatro Verdi e fontana di piazza Tacito: “gli eterni incompiuti”

TERNI – Cascata delle Marmore, Teatro Verdi, Fontana di piazza Tacito. “Si tratta di beni culturali assai diversi tra loro, uniti dallo stesso infausto destino: la chiusura”. Questa la denuncia che arriva dai consiglieri grillini di Comune e Regione, Braghiroli, De Luca, Liberati, Pasculli, Pococacio e Trenta.

“Ecco: un tempo bastava rubare ‘una secchia’ per scatenare una guerra, stando a un noto poema del genere eroi-comico.
Secoli dopo, a Terni, si sfregia sistematicamente un bene culturale-simbolo; poi lo si ‘incarta’ sine die, ma, fortunatamente, non accade alcunché. Parliamo della Fontana di piazza Tacito, ex biglietto da visita del capoluogo.
Come per le Marmore, donate a una multinazionale e quasi sempre illegalmente chiuse, la sorte riserva forzata siccità e degrado anche alla nostra Fontana: e noi saremmo la ‘città delle acque’?
Di tanto svilimento occorre ringraziare direttamente le Istituzioni, a iniziare da Comune di Terni-ASM, i cui rastrelli impropriamente spazzolarono e deturparono in lungo e in largo i fragili mosaici di Cagli, mentre altri ignoranti si dilettavano nel gettarvi sopra di tutto, persino ombrelli e scarpe.
Su questo disastro fanno ampiamente la propria parte il Ministero dei Beni Culturali e la Soprintendenza, incapaci di sanzionare alcuno, ma lestissimi nel cambiare idea sul progetto di recupero a seconda degli stimoli politici, con rari sprazzi di autonomia istituzionale e intellettuale, sprazzi tali da attivare ogni volta una guerriglia in seno al Dicastero: l’unica sicura ‘tutela’ fin qui attivata resta quella dello stipendio degli apicali.
Per suo conto, all’epoca, la Fondazione Cassa di Risparmio di Terni e Narni lasciò dissennatamente avviare i lavori senza certezze su linea e garanzie qualitative di esecuzione, mentre il Comune, frattanto, ci ha pure guadagnato qualcosa: svariate decine di migliaia di euro grazie alla pubblicità sull’impacchettamento esterno della Fontana.
Sarebbe bene dire basta, ancorché i cittadini appaiano assuefatti e rassegnati alla mutilazione culturale -Cascata ‘privatizzata’, San Valentino degradato, Teatro Verdi chiuso da otto anni, e tanto altro ancora.
Si va avanti così, nella somma indifferenza, senza un’idea concreta, senza slanci, tra autentiche potenzialità ridotte a emergenze. Non esiste un progetto culturale, fuorché quello di privatizzare malamente beni comuni, incassando pressoché nulla, esternalizzando i servizi, gettando milioni di euro per iniziative flop.
I danni, già estesi ed evidenti, proseguono: sulla Fontana siamo a quattro anni di nulla!
Qualcuno, di grazia, pensa almeno di potervi togliere il Domopak attorno, offrendo alla città un segno di intelligenza media e di discontinuità rispetto a tanta incuria oppure dobbiamo pompare con la satira, la parodia, lo sberleffo, la risata generale?”

 

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