Crisi economica, territori in affanno, Smacchi: “L’Istat conferma i timori”

“La crisi economica, oltre a seminare miseria e precarietà, ha ridisegnato completamente la mappa della ricchezza
e la sua distribuzione. In Umbria il numero dei pensionati in rapporto alle persone in età lavorativa è del 48,6 per cento, decisamente superiore al dato nazionale (41,7 per cento)”. Lo evidenzia il consigliere regionale Andrea Smacchi (Pd) commentando i “significativi i dati pubblicati dall’Istat sui trattamenti pensionistici e sui beneficiari rispetto alla collocazione territoriale”.

“I dati – spiega l’esponente del PD – ci dicono che i ‘nonni’ contribuiscono in modo consistente al sostentamento economico delle famiglie dei propri figli e segnala un deciso cambiamento nelle abitudini degli umbri. Molti famigliari inoltre, data la difficoltà di arrivare a fine mese si sostituiscono alle badanti prestando personalmente servizio ai propri anziani, oppure rinunciano all’asilo per i propri bambini lasciandoli ai nonni durante l’attività lavorativa che è sempre più incerta”.

“Si evidenzia – aggiunge Smacchi – che ogni 4 occupati ci sono tre pensionati: circa 362.450, contro 271.980. Un dato la dice lunga anche sull’elevato indice di vecchiaia della nostra regione, dovuto principalmente alle politiche di invecchiamento attivo adottate e al buon sistema sanitario. L’Umbria si attesta su percentuali significative (21,47 per cento) anche nell’incidenza della spesa pensionistica che ammonta a circa 4,55 miliardi di euro sul Pil della regione che è di 21,222 miliardi di euro. La percentuale di pensionati umbri rispetto alla popolazione residente è del 30,7 per cento”.

“Alcuni indicatori – prosegue Andrea Smacchi – come il rapporto tra le classi di importo mensile delle pensioni e le ripartizioni geografiche esprimono dati interessanti; nella provincia di Perugia le pensioni superiori ai 3000 euro mensili corrispondono al 4,6 per cento del totale mentre nella provincia di Terni sono il 5,35 per cento, dato molto inferiore a quello di tutte le regioni del centro Italia che si attesta al 7,26 per cento. Appare chiaro come la vocazione impiegatizia, prevalentemente pubblica, dei nostri cittadini incida significativamente sulla media. Anche il dato delle pensioni tra i 1000 euro e i 1500 euro si discosta in maniera rilevante dal dato nazionale, infatti nella provincia di Perugia è il 26,9 per cento e in quella di Terni e del 22,15 per cento rispetto alle pensioni totali erogate contro una media del 22,9 per cento nel Centro Italia. A fronte infatti degli 886mila abitanti del nostro territorio, di cui 541mila in età lavorativa, sono solo 362.450 le persone occupate. Ancora più significativo il dato dei lavoratori in cassa integrazione e non occupati che risultano essere rispettivamente 25mila e 51mila. Tali dati – conclude il consigliere regionale – confermano che nella nostra regione siamo in presenza di una situazione economica e sociale sempre più delicata ed in cui il ruolo della famiglia e degli anziani rappresentano in molti casi un vero e proprio ammortizzatore sociale naturale. Compito delle istituzioni è quello di mettere in campo tutti gli strumenti per invertire la rotta prima che sia troppo tardi”.

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