Disoccupati tra laureati e diplomati: in crescita i numeri

PERUGIA – L’andamento medio del mercato del lavoro dei laureati e dei diplomati in Umbria, secondo quanto riportato dal Rapporto del settore Datajournalism di Mediacom043, relativo al 2017, fa emergere un quadro di aumento consistente dei disoccupati umbri laureai (+19 per cento) e di quelli diplomati (+9 per cento). Con questi dati negativi l’Umbria si colloca in penultima posizione in Italia, risultati che vengono controbilanciati però con un dato che indica che tra i laureati in Umbria aumentano i disoccupati, ma anche gli occupati. Entrando nel merito risulta che il numero dei disoccupati laureati rispetto al 2016 passa da 4mila  900 a quasi 5mila 900, mentre il numero dei disoccupati diplomati  da 18mila 500 a quasi 20mila 200, anche in questo caso peggior risultato d’Italia dopo quello del Molise. Il tasso di disoccupazione umbro, tra il 2016 e il 2017, sale dal 5,7 per cento al 6,4 per cento per i laureati e dal 9,3 per cento al 10,2 per cento per i diplomati.  Per i diplomati la situazione è più negativa rispetto ai laureati, perché per loro aumenta il numero dei disoccupati e scende quello degli occupati (andando in decisa controtendenza rispetto alla media nazionale). La cosa anomala è che aumenta anche il numero degli occupati laureati: da 81mila 800 a 85mila 550 (+3mila 750), con una crescita del 4,6 per cento. Tutto ciò è  possibile perché nel 2017 scendono i laureati inattivi, cioè le persone laureate che nel 2016 non rientravano tra le forze di lavoro perché non cercavano attivamente un’occupazione o comunque non rispettavano i criteri Istat (che si basano su quelli Eurostat) attraverso i quali una persona che non ha un’occupazione viene considerata disoccupata. Va chiarito che tra questi criteri c’è quello di aver svolto una ricerca attiva di lavoro nel mese precedente la rilevazione. Una persona senza lavoro che, nel mese precedente la rilevazione non ha svolto una ricerca attiva di lavoro (magari perché scoraggiato da vari tentativi andati a vuoto) statisticamente non è un disoccupato, ma finisce nelle non forze di lavoro. Insomma, sia l’aumento dei disoccupati che quello degli occupati laureati deriva dal fatto che gli inattivi sono scesi, ossia nel 2017 più persone si sono messe a cercare attivamente un’occupazione e 3mila 700 in Umbria l’hanno trovata. Ma il mercato non è riuscito ad assorbire del tutto questo afflusso e da qui l’aumento di quasi mille disoccupati laureati. Con ogni probabilità quando l’economia migliora aumenta sia il numero degli occupati che quello dei disoccupati, appunto perché la maggiore possibilità di trovare un’occupazione porta più persone a cercarla, trasformandole statisticamente da inattive a forze di lavoro (occupate e/o disoccupate). Così, è possibile che la ripresa economica, offrendo più opportunità di lavoro, abbia stimolato più laureati umbri a mettersi (o a rimettersi, nel caso degli scoraggiati) a cercarlo. Situazione ancora peggiore per i diplomati nella regione dove crescono i disoccupati e calano gli occupati. Nel 2017, rispetto al 2016, in Umbria il numero degli occupati diplomati cala infatti da 180mila 300 a 176mila 900 (-3mila 400), con una flessione dell’1,9 per cento. Il numero dei disoccupati diplomati sale invece da poco meno di 18mila 500 a quasi 20mila 200 (+1.700), con un aumento del 9 per cento, che come detto è il più alto d’Italia dopo quello del Molise (+28,3 per cento). Impietoso il confronto con il resto d’Italia dove i diplomati occupati scendono solo nel Centro (-0,5 per cento), ma molto meno che in Umbria. Una luce tuttavia c’è. Anche per i diplomati in Umbria scende il numero degli inattivi (da 64mila 900 a 62mila 800), il che fa pensare che un maggior numero di diplomati si sia messo a cercare attivamente un’occupazione, passando dalla condizioni di inattivi a forze di lavoro (occupati e/o disoccupati). Ma che un maggior numero di diplomati abbia percepito una maggiore possibilità di trovare lavoro sembra smentito dal fatto che nella regione l’occupazione per i diplomati è scesa, non cresciuta, come invece è avvenuto per i laureati.

Secondo quanto afferma Giuseppe Castellini, direttore del settore Datajournalism di Mediacom043: “Il mercato del lavoro umbro, sia dei laureati che dei diplomati mostra un andamento peggiore, nel caso dei diplomati consistentemente peggiore, rispetto a quanto avviene nella media italiana e in tutte le circoscrizioni territoriali. Con il corollario che per la prima volta, sia per quanto riguarda i laureati che per i diplomati, il tasso di disoccupazione in Umbria supera quello del Centro. Interessante comunque, sia a livello nazionale che a livello umbro, l’aumento degli occupati laureati. A nostro parere – prosegue Castellini – è l’effetto di una spinta dell’economia italiana e regionale, dettata dalla competizione internazionale e anche interregionale, a qualificarsi su standard più elevati di processo e di prodotto.  Un fenomeno che è potenziato dal fatto che, stagnando il mercato interno, un maggior numero di imprese guarda – direttamente o indirettamente attraverso la subcommittenza – ai mercati esteri, ai quali si accede con standard elevati di qualificazione di processi e di prodotti, oltre che di marketing. Funzioni più elevate per una maggiore competitività per le quali occorrono figure più qualificate. Da questo punto di vista, l’aumento degli occupati laureati potrebbe essere la spia della reazione italiana e umbra ai colpi subiti a causa della recessione, attraverso un riposizionamento tecnologico e di mercato basato su una maggiore innovazione (tra cui, centrale, quella digitale) che comporta l’assorbimento di qualifiche professionali più qualificate. Un trend che, tuttavia, come dimostrano altri dati oltre a quelli della tipologia dell’occupazione, in Umbria è più debole che altrove”.

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