Gesenu, Noto La Diega rompe il silenzio: “Vendo le azioni”

PERUGIA – Rompe il silenzio Carlo Noto La Diega, il manager di Gesenu che, insieme a Cerroni, costituisce il socio privato di Gesenu, l’azienda che gestisce la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti nel perugino, al centro dell’attenzione per le note problematiche legate all’interdittiva antimafia. Lo fa parlando con la Nazione dell’Umbria nella sua casa romana e ripercorrendo la sua carriera e aprendo alla possibilità della vendita delle sue quote. Il provvedimento prefettizio prima e la sentenza del Tar poi indicano infatti nei privati il vero rischio di infiltrazioni mafiose.

Per La Diega l’accusa però è totalmente infondata. Il manager spiega infatti che al momento dell’interdittiva non era Ad di Gesenu da due anni. “Dopo quanto successo, l’interdittiva e l’attività tesa a screditare la mia immagine e quella di Gesenu – dice – ritengo fuori luogo pensare di riprendere ruoli direzionali e/o operativi. Se non fosse accaduto quanto accaduto non avrei considerato la dolorosa ipotesi di vendere. Avremmo puntato sulla quotazione in borsa”. Ora però c’è l’interdittiva che “provoca problemi e danni” e che spinge i soci privati verso l’uscita. Carlo Noto La Diega rigetta anche coinvolgimenti in indagini penali, come quelle su Viterbo Ambiente: “Il mio casellario è immacolato”. Noto La Diega specifica anche il suo non coinvolgimento con Mafia Capitale.

Il manager coglie l’occasione dell’intervista anche per spiegare il suo parere: “Quello che è successo mi ha sconvolto. Penso che Gesenu possa, debba, tornare a svolgere un ruolo importante in Umbria e non solo. Sta alle Istituzioni esaminare quanto accaduto con più attenzione, serenità. senza paura di dire ciò che pensano veramente”. E sulla possibilità di modifica dello Statuto: “E’ del 1980 è fu concordato con il Comune. Il filo conduttore è semplice: il privato gestisce, il pubblico indirizza e controlla. Dico che per 34 anni, fino al 2014, ciascuno ha svolto il proprio ruolo”. C’è qualche difesa sul caso Sicilia: “Sui crediti, non lorifarei. Sull’interdittiva non ritengo che vi siano elementi tali da giustificarla, legati al nostro operato in Sicilia”. E alla domanda sulla mission indicata dallo Statuto, quindi la “gestione dei rifiuti in Umbria e nelle regioni limitrofe” a fronte di una espansione anche in Egitto, Noto risponde: “L’interruzione della crescita è l’inizio della fine”.

 

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