Inchiesta Umbria mobilità, il Gip: “Soldi bloccati per evitare l’aggravarsi del reato”

PERUGIA – Il giorno dopo il sequestro dei sei milioni di euro di Umbria Mobilità, contributo ritenuto non dovuto in quanto i conti sarebbero stati truccati, si tracciano le prime considerazioni. Il Gip dice che i soldi stanziati dalla Regione per Umbria Mobilità nel 2011 e nel 2012 vanno considerati come contributi e non come corrispettivi di servizio da inserire nella corrispondente voce. Quindi quei soldi non potevano servire per far quadrare i conti e non perdere il contributo statale. Ecco quindi l’accusa: il gonfiare i conti con quei soldi che invece servivano per salvare UM.

Questo quello che emerge nel decreto di sequestro preventivo firmato dal giudice Alberto Avenoso su richiesta del pm Manuela Comodi. Sono stati bloccati 5 milioni 996mila euro nel conto della tesoreria della Regione. Una mossa per evitare la libera disponibilità della somma che, come scrive il giudice, avrebbe aggravato il reato contestato vista la possibile distribuzione alle aziende che gestiscono il servizio di mobilità pubblica”. Ma i soldi sono anche frutto del reato contestato agli indagati:Franco Viola, Lucio Caporizzi, Lucilla Pittoni, Antonio Ciarlo e Renato Mazzoncini.

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