Maran, i sindacati chiedono un tavolo e un “Progetto Spoleto”

SPOLETO – Il Comune ha incontrato i rappresentanti dei sindacati e dei lavoratori, per affrontare le questioni relative alle crisi occupazionali che stanno interessando il territorio.

Nel corso dell’incontro tutti hanno espresso la completa solidarietà ai lavoratori delle imprese in crisi e, in particolare, della Maran, entrati in sciopero fino al prossimo 22 settembre, chiedendo al contempo l’apertura di un tavolo regionale di confronto che affronti i problemi più urgenti, in vista degli interventi del Governo che saranno rapidamente richiesti, anche mediante inserzione nella Legge di Stabilità.

I sindacati hanno chiesto per la Maran e un “Progetto Spoleto”, di rilancio complessivo e che faccia uscire la città dalla crisi sempre più devastante. E’ quello che chiedono Filippo Ciavaglia, segretario della Camera del Lavoro di Perugia e Mario Bravi, presidente Ires Cgil.

“Intervenendo come CGIL – hanno detto Ciavaglia e Bravi – , dopo l’introduzione del Sindaco di Spoleto Umberto  De Augustinis, in una sala Spagna del Comune di Spoleto, stracolma come non mai soprattutto delle lavoratrici e dei lavoratori della Maran che sono stati costretti a proclamare 10 giorni di sciopero, abbiamo sottolineato – dicono Bravi e Ciavaglia –  nel primo intervento,  che si è svolto in quella grande assemblea, che per difendere la Maran serve un progetto Spoleto. Un progetto Spoleto, che riconduca tutte le vertenze aziendali in un quadro complessivo e che richiede l’apertura di un tavolo con il coinvolgimento diretto della Regione dell’Umbria e del Governo Nazionale”.

“Vanno date infatti risposte immediate alle lavoratrici e ai lavoratori della Maran, che non possono accettare proposte “provocatorie” come quelle del pagamento del 35% dello stipendio e soprattutto va garantito un futuro e una prospettiva di futuro e di lavoro. Così come vanno date risposte ai lavoratori IMS con gli ammortizzatori sociali che scadranno ai primi di ottobre. Inoltre punti fermi dell’apparato produttivo spoletino dovranno rimanere la Cementir e la Novelli (pur con le sue notevoli difficoltà). E per tutti questi motivi serve ragionare e soprattutto costruire un progetto Spoleto per invertire una tendenza preoccupante che ha fatto si’ che il territorio di Spoleto abbia già perso 2.200 posti di lavoro con un tasso di disoccupazione del 10.9%(superiore alla media regionale e nazionale). Invertire questa tendenza si può e si deve a condizione di farsi carico tutti (forze istituzionali, forze imprenditoriali, forze sociali) di un imprescindibile e necessario “cambio di passo”.

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