Marcia PerugiAssisi, Custode Sacro Convento: le tre vie della Pace

Si è parlato de “Le vie della pace” durante l’incontro che si è tenuto oggi nella Sala della Pace della Basilica di San Francesco alla vigilia della Marcia straordinaria PerugiAssisi per la pace e la fraternità. Durante l’iniziativa è intervenuto Fra Marco Moroni, Custode del Sacro Convento di Assisi, che “condivide” tre vie della pace: condanna senza se e senza ma della brutale aggressione scatenata dal governo russo contro l’Ucraina; sacralità della vita umana qualunque essa sia; ogni guerra è un drammatico fallimento della diplomazia e della stessa ragione umana.

Ecco il suo intervento integrale:
Il nostro non è un talk show, dove i tempi televisivi impongono ritmi che rischiano di lasciare poco spazio all’approfondimento, al confronto costruttivo e alla riflessione comune, ma un tempo che ci diamo per cercare insieme, per tracciare cammini. Insieme tra credenti e non credenti, tra persone di estrazione diversa che però si riconoscono nell’anelito verso la costruzione di un mondo di pace e desiderano trovare le vie più giuste, che vogliono insieme iniziare processi più che possedere spazi (EG 223) consapevoli che l’unità è superiore al conflitto (EG 226ss), potremmo dire con papa Francesco.

Non tanto quindi portando convinzioni o ricette già pronte, tesi precostituite, ma mettendosi in dialogo.

Credo di poter esprimere a nome di tutti alcuni postulati comuni per aiutare una corretta ermeneutica di quanto diremo anche a quanti ci ascoltano. Certo ciò non eliminerà del tutto il rischio dell’incomprensione, della forzatura, dei fraintendimenti, delle interpretazioni preconcette, ma questo fa parte degli esiti possibili dell’esercizio della libertà di pensiero nell’agorà democratica. Essa è – crediamo – una delle conquiste di civiltà più significative e uno dei contesti più favorevoli – tuttavia certo limitati e migliorabili – in cui è possibile che fiorisca davvero la pace e sia bandita la guerra. Ecco dunque i postulati che ritengo da noi condivisi che mi permetto solo di ribadire ad alta voce:

· Il primo: una condanna senza se e senza ma della brutale aggressione scatenata dal governo russo contro l’Ucraina, evento terribile che sta causando la morte e il ferimento di migliaia di persone, la devastazione di città e dell’ambiente, la fuga dei profughi, l’accrescersi della miseria economica. Evento che di fatto ci ha indotti ad incontrarci qui, ma per guardare oltre.

· Il secondo: la ferma certezza della sacralità e quindi dell’intangibilità della vita umana. Di ogni vita: dell’aggredito e dell’aggressore, del civile e del soldato, senza alcuna distinzione, con la consapevolezza che, se ogni uomo è mio fratello, ogni guerra è un fratricidio, come ha scritto papa Francesco nel messaggio per la Giornata mondiale della pace 2020. Dal punto di vista strettamente cristiano tutto questo va di pari passo con l’insegnamento di Gesù, che sovverte la mentalità corrente arrivando a riconoscere come fratello anche chi è sentito o si dichiara nemico.

· Il terzo: ogni guerra, questa guerra tremenda alle porte dell’Europa e le altre in corso e semi dimenticate, così come quelle del passato – e possiamo purtroppo immaginare anche del futuro – è un drammatico fallimento della diplomazia e della stessa ragione umana, ed è originata da una logica di paura, di dominio, di violenza e di contrapposizione, dove l’altro è visto necessariamente come un antagonista, dove perciò occorre aumentare gli arsenali, pronti a farne ricorso all’occorrenza. In questo senso ogni guerra non è una meteora che appare all’improvviso, ma ha una gestazione lunga, in cui è possibile riconoscere come tutte le parti in causa abbiano delle responsabilità, pur a livelli diversi.

Nella certezza che queste premesse siano condivise auguro che questo incontro porti frutti di pace. Ci aiuti in ciò frate Francesco, artigiano di pace, che riposa a pochi metri da qui e che continua ad ispirare il nostro cammino.