Omelia di San Valentino, il vescovo Vecchi: “La distinzione tra uomo e donna non è un optional”

TERNI –  “La distinzione tra l’uomo e la donna non è un optional, ma una ‘vocazione’ a entrare in complementarietà nel gioco ineffabile della vita come Dio l’ha pensata”, anche se oggi “c’è chi rema contro”. Lo ha detto monsignor Ernesto Vecchi, vescovo ausiliare emerito di Bologna e ex amministratore apostolico della diocesi Terni, nel corso del solenne pontificale presieduto nella basilica di San Valentino. Una celebrazione che come ogni anno ha richiamato numerosi fedeli e autorità. Presenti, tra gli altri anche, il vescovo Giuseppe Piemontese e le autorità locali, tra cui la presidente della Regione Catiuscia Marini e il sindaco Leopoldo Di Girolamo.

“L’uomo e la donna, nel loro «essere-uomo» ed «essere-donna» – ha detto Vecchi – riflettono la sapienza e la bontà del Creatore. Ma oggi, come ai tempi del profeta Geremia e di San Paolo – che abbiamo ascoltato nella prima e seconda lettura – c’è chi rema contro”.

Facendo esplicito riferimento alla teoria del gender – “un grande attacco all’impostazione teologica”, secondo Vecchi – il vescovo ha sottolineato che “in occidente, la macchina del consenso mediatico e culturale funziona a pieno regime, e porta gradualmente l’uomo e la donna a perdere la coscienza della verità originaria, inscritta nella loro mascolinità e femminilità”. “Avanza così un deserto – ha proseguito -, dove tutto è uguale e indifferente”.

Secondo monsignor Vecchi, oggi “il pensiero unico dominante, egoisticamente attratto da una libertà senza verità, non si accorge delle conseguenze nefaste prodotte, a danno dell’umanità e della stessa democrazia, da una ‘cultura’ che, anziché promuoverla e custodirla, distrugge ‘madre natura’”. Vecchi ha specificato che “non si tratta di mortificare lo sviluppo delle potenzialità umane, ma di dare loro un’«anima», una «forma», che le renda capaci di crescere nell’alveo dell’etica della responsabilità. Occorre, dunque, un’autocritica dell’età moderna – ha detto il monsignore – per riscoprire le nostre radici e recuperare quella verità che ci fa liberi e capaci di viverla nell’amore”.

Concludendo sulla festività di San Valentino, Vecchi ha detto che “San Valentino può e vuole aiutarci, come ha sempre fatto nei secoli, plasmando in questa terra “gente di pasta buona”. Ma tutti dobbiamo riascoltare il suo insegnamento e imitare il suo esempio, camminando senza indugi lungo i sentieri della fede, della speranza e della carità”.

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