Perugia si interroga sul futuro del Turreno: “Fondamentale per il centro storico”

PERUGIA – Sul Turreno è in ballo la visione di una città. E’ questo uno dei messaggi emersi dal consiglio comunale aperto, svoltosi per ascoltare le opinioni dei cittadini e delle associazioni sulle future destinazioni dello spazio. Il filo conduttore è stato uno: il Turreno deve avere un futuro. Un luogo aperto nel 1891 sul disegno dell’architetto Alessandro Arienti e da sempre nella storia della città non può rimanere abbandonato a se stesso. Diverse le idee  avanzate in tre ore di consiglio comunale e in oltre 20 interventi. Diverse anche le proposte fatte nell’ultimo periodo. In realtà poco o nulla è però andato oltre l’enunciazione. I cittadini e gli operatori della cultura ora però chiedono certezza.

Se l’assessore di Palazzo dei Priori Michele Fioroni ha difeso le scelte del Comune: “Non potevamo procedere alla cieca, abbiamo finanziato uno studio di fattibilità: il modello economico e finaziario deve avere chiaramente una sua sostenibilità e deve fare a meno del contributo pubblico”. Fioroni vede il Turreno come un “modello di creatività cittadina nel quale si deve esprimere non solo un tipo di cultura”. Le direttrici su cui l’amministrazione si sta muovendo sono comunque: da un lato il grande contenitore per cui serve un contributo pubblico e dall’altro spazi modulari per maggiore varietà di offerta”. Più critico l’assessore regionale Antonio Bartolini: “La questione va inquadrata in un quadro più ampio. La Regione non vuole decidere le linee dell’amministrazione comunale ma sarà partner attento. Dal nostro punto di vista alcuni elementi vanno chiariti: Turreno deve essere fattore di sviluppo o deve trovare le risorse al suo interno?”.

Tra le associazioni intervenute Angela Giorgi, dell’associazione Start, vede il Turreno come un “contenitore di stimoli ed idee e uno spazio per grandi manifestazioni”. Fondamentale riaprire il Turreno per Roberto Biselli, del Teatro di Sacco. “Dobbiamo riappropriarci del centro storico – ha detto – partendo da una struttura chiusa da anni, sperando anche che i perugini tornino a vivere l’acropoli”. Massimiliano Calesini, del Consorzio Abn, ha individuato il Turreno come “portale per le energie della città” ha detto Vanni Capoccia. E’ intervenuto anche Giacomo Leonelli, consigliere regionale e segretario regionale Pd. “Tutte le istituzioni devono credere al Turreno – ha detto – che possa rilanciare la nostra città sotto il profilo culturale”. Interventi poi anche da Luca Borrelli, Gianluca Laurenzi,  Roberto Grasso e Virgilio Ambroglini. “Non abbiamo mai pensato a Turreno come a uno spazio monotematico – ha detto Ambroglini – ma ad uno aperto tutto il giorno, con 1.400 posti per una casa della musica. Che ne sarà di Perugia nei prossimi anni? Qual è il progetto? Noi vogliamo ricostruzione e rigenerazione, Perugia viene vissuta come una città in grande decadenza, triste e morta, ci vorrà tempo per riqualificarla”. Per Gianluca Liberali, di Umbria Eventi d’Autore, va tenuto conto della polifunzionalità di un luogo. “Intorno al Turreno c’è una aspettativa eccessiva”. Contributi anche da Fabrizio Croce e Fabio Maria Ciuffini.

Dopo la carrellata di interventi pubblici, è stato il turno dei consiglieri comunale. A rompere il ghiaccio Emanuele Scarponi, capogruppo Ncd, secondo il quale il Turreno rientra in una visione più ampia e più strategica di una città che è molto cambiata negli ultimi tempi. Per Scarponi Perugia ha perso molte attrattive innescando un circolo vizioso che le ha fatto perdere ancora più attrattività. Adesso le cose devono cambiare, a partire dall’offerta culturale adeguata, capace di richiamatre persone da fuori. Per il consigliere PD Tommaso Bori il fatto che il Turreno sia stato tolto dalla sfera privata per essere reso pubblico è un regalo alla città che va valorizzato sottraendolo alla logica del metro profitto per abbracciare la logica della sostenibilità. “Sono d’accordo -ha detto- sull’idea di un Turreno polifunzionale, ma non alla contaminazione con altri spazi commerciali.”. Per Bori la sua vocazione deve essere produzione e fruizione di arte e cultura, perché il centro storico non ha bisogno di altri bar, ristoranti e locali, peraltro non sempre di una qualità adeguata. “Le risorse -ha concluso- il Comune le deve trovare, nell’ottica di un Turreno considerato non come un altro problema del centro, ma piuttosto come una soluzione ai problemi del centro.”

Per il pentastellato Stefano Giaffreda il tema del consiglio aperto è stato limitato perché circoscritto al Turreno mentre avrebbe dovuto essere più ampio sulla rigenerazione della città, sui molti spazi vuoti che la città ha. “Abbiamo sentito molte associazioni culturali che si candidano alla gestione della struttura -ha detto- ma con quali garanzie la regione e il comune valuteranno le candidature dei privati nella gestione del Turreno?” Per Giaffreda si devono mettere a sistema tutti gli spazi culturali della città e sarebbe anche auspicabile una gestione diretta del pubblico che investe nella cultura, in uno spazio aperto a tutte le energie della città, nel quale poter investire, a suo avviso, l’ammontare della tassa di soggiorno. Infine, il capogruppo di Forza Italia Massimo Perari ha mostrato soddisfazione per i molti riscontri concreti e pragmatici emersi nella seduta e ha affermato come non sia scontata l’affermazione dell’assessore regionale Bartolini che ha riconosciuto a Perugia il ruolo di capoluogo di regione, visto che in passato non è sempre stato così. Per Perari, bisognerebbe riaffermare la centralità di Perugia anche nell’Italia di mezzo, con tutto ciò che ne consegue. Convinto della polifunzionalità del nuovo Turreno, Perari ha richiamato anche l’intervento di Liberali e l’attenzione sulla mancanza di spazi ancora più grandi per progetti più ambiziosi, degni di una città come Perugia. Per il capogruppo forzista, infine, la diatriba pubblico o privato deve essere superata, quello che conta è il servizio che si dà ai cittadini.

 

 

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