Poste, contro le chiusure in Umbria si mobilitano Anci e Regione. Dalla politica ai sindacati, levata di scudi

Una vera e propria levata di scudi quella che si sta alzando dall’Umbria contro il piano di riorganizzazione delle Poste che prevede la chiusura di 15 uffici postali nella nostra regione e l’apertura parziale di 18 ufficio. Oggi il presidente dell’Anci Umbria,  Francesco De Rebotti, e il coordinatore dei Piccoli Comuni Umbria, Giuseppe Chianella, hanno chiesto un incontro urgente alle Poste mentre l’assessore regionale  al Patrimonio e riforme, Fabio Paparelli, ha annunciato che “La Regione è disponibile a mettere a disposizione anche il proprio patrimonio immobiliare pur di scongiurare la chiusura degli uffici periferici di Poste Italiane in Umbria”.

“Condivido pienamente e faccio mie – ha detto Paparelli attraverso una nota – le preoccupazioni espresse dall’Anci regionale e da alcuni parlamentari, oltre che dai sindacati, sulla drammatica situazione che si sta verificando in alcune zone rurali e montane a causa dell’imminente chiusura di uffici postali ritenuti ‘non produttivi”.
In tal senso, affiancando l’iniziativa intrapresa oggi dal presidente dell’Anci regionale per aprire un confronto con la direzione generale del Centro Italia di Firenze, la Regione Umbria si dichiara pronta a fare la propria parte – conclude Paparelli -, anche rendendo disponibile a tal fine il proprio patrimonio immobiliare”

Le 15 chiusure (9 nella provincia di Perugia e 6 in quella di Terni) – si ricorda – riguarderanno precisamente gli uffici: Castel Ritaldi (sport.avanzato), Annifo, Capodacqua, Gioiella, Perugia succ.le 2, Ripa, Sant’Egidio, Villastrada, e Collazzone per Perugia nonché Collestatte, Porchiano, Schifanoia, Sugano, Capitone e Melezzole per Terni.

Le 18 razionalizzazioni quasi tutte a 3 giorni a settimana, riguarderanno invece per Perugia: Castigliane della Valle, Cerreto di Spoleto, Gualdo Cattaneo, Monteleone di Spoleto, Piegaro, Poggiodomo, Preci, Sant’Anatolia di Narco, Scheggino, Gaifana, Monte Santa Maria Tiberina, Castelnuovo D’Assisi, Viole, e Ponticelli; per Terni: Allerona, Civitella del Lago, Ficulle e Piediluco.

Per il segretario Regionale dei postelegrafonici (Slp) della Cisl, Lamberto Pocceschi, “I piano industriale annunciato da Poste Italiane è irricevibile perché indirizzato solo a fare finanza mentre abbandona il territorio, specie le parti economicamente più deboli. Difatti, la prevista chiusura di 15 uffici postali e la ‘razionalizzazione’ di altri 18 nella sola Umbria, con il chiaro indirizzo a concentrare la presenza di Poste Italiane solo nelle zone più ricche, non solo rischia di minare ulteriormente la coesione sociale, ma anche di azzerare le grandi opportunità che la rete, fisica e infrastrutturale, potrebbe offrire ai cittadini e all’intera economia regionale”.

Per il segretario regionale della Csil, Ulderico Sbarra “si tratta di una razionalizzazione troppo pesante, “che segue la logica del solo profitto. Se esiste un problema di riorganizzazione e di impatto tecnologico sullo stesso– continua- questo deve essere gestito anche in termini di sostenibilità sociale sia sul versante occupazionale che su quello dei cittadini, anche nelle zone più marginali”.

Sul fronte politico e amministrativo, il sindaco di Terni, Di Girolamo, dice “no a tagli indiscriminati” e suggerisce “l’apertura di un confronto con l’Ente Poste per mantenere i servizi sul territorio”.

I consiglieri regionali del Pd Manlio Mariotti e Fausto Galanello annunciano la presentazione di un’interrogazione con la quale chiedono alla giunta regionale di attivarsi presso il Governo affinché intervenga sulle Poste per rivedere “la politica irrazionale dei tagli e pseudo razionalizzazioni di servizi essenziali per la comunità”. Un’interrogazione sarà presentata anche dal consigliere di Forza Italia, Raffaele Nevi, invece chiede alla presidente Marini di seguire l’esempio del collega della Toscana che si è mobilitato contro le chiusure.

A Terni il gruppo consiliare del Partito Democratico a Palazzo Spada, si pone in totale sostegno alle dichiarazioni del sindaco Leopoldo Di Girolamo, “riteniamo infatti necessario – è scritto in una nota – da un lato ottimizzare i costi e i servizi, dall’altro che qualsiasi decisione in merito al futuro degli sportelli sia in linea con le esigenze dei cittadini e dei lavoratori. Dopo i 500 uffici già chiusi in Italia nel 2012, il progetto di smantellamento che intende portare avanti l’Ente Poste anche nel nostro territorio ci preoccupa particolarmente perché non sembra prevedere una razionalità nella stessa riorganizzazione, interessando territori come Collestatte e Piediluco dove attualmente non risultano servizi postali alternativi e dove le necessità turistiche meritano ulteriore attenzione. Riteniamo inoltre fondamentale che qualsivoglia provvedimento in merito ai servizi postali, tenga conto dei fabbisogni di prossimità e semplificazione per i residenti ed in particolare per le fasce deboli. Per questo motivo – conclude il gruppo del Pd – auspichiamo che l’azienda si renda quanto prima disponibile al confronto promosso dal Sindaco in sede Anci, al fine di individuare percorsi alternativi e condivisi”.

Per domani intanto Slc Cgil, Slp Cisl, Uil Post, Confsal e Failp Cisal dell’Umbria terranno una conferenza stampa alle 10 presso la Cgil di Perugia (sala Conti, piano terra) per fare il punto sulla questione.

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