Quintana “offesa” da prof dell’università di Perugia, quintanari infuriati. Metelli: “Venga a vedere il suo valore antropologico”

FOLIGNO – La Quintana di Foligno? Una manifestazione provinciale, espressione di una piccola città. E l’idea della città Perugia di proporre un evento simile con la rievocazione storica “Perugia 1416” è una forma di ostentato provincialismo, un modello usurato che mette il capoluogo umbro alla stregua di piccole realtà, come appunto Foligno, Narni, Bastia Umbra. Le parole del professor Giancarlo Baronti, docente di discipline antropologiche all’università degli studi di Perugia, non sono passate inosservate nella città della Quintana suscitando una certa indignazione per il giudizio poco generoso verso la Giostra folignate, che quest’anno compie 70 anni ma che in realtà vanta una tradizione lunga quattro secoli, tanto da essersi candidata a patrimonio immateriale dell’Unesco.

Il professore perugino ha in qualche modo sminuito la Quintana, intervenendo a un’assemblea pubblica tenutasi il 4 marzo a palazzo Cesaroni sulla discussa manifestazione “Perugia 1416”, ideata dal Comune di Perugia per l’11 e il 12 giugno prossimi. Secondo quanto riportato dal sito Umbria 24, riferendosi all’evento perugino, Baronti ha detto che “dove non esiste una dimensione, una presenza internazionale, una manifestazione del genere è comprensibile, non a Perugia che continua a mantenere il suo profilo internazionale, nonostante un’incapacità a pensarla come tale. La città non si merita questo ostentato provincialismo”. E ha aggiunto: “siamo di fronte a modelli usurati che ci mettono alla stregua di piccole città come Bastia, Foligno o Narni. Si pensa a portare i turisti, ma una politica culturale è altro ed è fatta in primis per chi vive qui. “Perugia 1416” è un qualcosa di sterile che non porterà niente di nuovo”.

Domenico Metelli
Domenico Metelli

Parole ritenute “offensive” dai quintanari, che si sono sono subito scatenati sui social network contro il prof di antropologia e storia delle tradizioni popolari, che ha ha messo in discussione il valore della grande festa di Foligno.

A prendere posizione è anche il presidente dell’Ente Giostra Quintana, Domenico Metelli, che a Umbria Domani dice: “Il professor Baronti venga a dare uno guardo alla Quintana, venga a vedere che cosa accade a Foligno durante la manifestazione e che cosa è in grado di fare perché temo che gli sia sfuggito qualcosa. La Quintana è un evento di rilievo internazionale e soprattutto è una grande festa popolare dal forte valore antropologico, in grado di creare crescita culturale e coesione sociale. Foligno, grazie anche alla presenza della Quintana, è cresciuta molto. Le rievocazioni storiche, se fatte in maniera seria, contribuiscono a unire”.

Sulla stessa lunghezza d’onda l’architetto Luciano Piermarini, profondo conoscitore della storia di Foligno e della Quintana, vice presidente del comitato scientifico dell’Ente Giostra e coordinatore della commissione che segue la candidatura la manifestazione a patrimonio immateriale dell’Unesco.
“La Quintana – afferma Piermarini – è l’unica manifestazione umbra che figura nell’elenco del patrimonio immateriale italiano, con tanto di parere ufficiale della Soprintendenza per i beni storici artistici ed etnoantropologici dell’Umbria. È stata riconosciuta come bene immateriale quale espressione di identità culturale collettiva e la sua candidatura a patrimonio Unesco, si fonda proprio sull’altissimo valore culturale e etnoantropologico della Giostra, che affonda le sue radici in oltre quattro secoli di tradizioni documentate storicamente e che, sin dal secondo dopo guerra, rappresenta per Foligno un elemento di forte aggregazione sociale e d’integrazione fra generazioni e etnie diverse. Se questo significa essere provinciali, allora sì a Foligno lo siamo”.

Anche l’assessore comunale Emiliano Belmonte è intervenuto sulla vicenda affermando sulla sua pagina Facebook che “è inaccettabile sentir liquidare Foligno e la sua giostra come ‘piccola città da eventi in disuso e provinciali’, per poi diffondere una lunga nota nella quale invita, tra l’altro, il professor Baronti a “chiedere scusa ai folignati”.

Quintana-Expo
La Quintana all’Expo 2015

“Non mi permetto – afferma Belmonte – e non ho interesse di entrare nel merito della discussione che in questi giorni ruota intorno al progetto della nuova rievocazione storica perugina “Perugia 1416”. Rimango invece scioccato e risentito, sia come amministratore che come cittadino folignate, dalle gravi affermazioni del professore universitario di Storia delle tradizioni popolari, Giancarlo Baronti, il quale per criticare l’iniziativa perugina durante il dibattito se ne è uscito dicendo che ‘Perugia non si merita questo ostentato provincialismo, siamo difronte a modelli usurati che ci mettono alla stregua di di piccole città come Bastia, Foligno o Narni’.
La verità è che l’Umbria e la sua storia fatta di questi piccoli gioielli, feudi della tradizione più antica, non merita questa arroganza gratuita. Vorrei chiedere al professor Baronti, oltre alle scuse formali a Foligno e alle altre città sorelle umbre offese, cosa significhi per lui essere ‘piccole città da modelli usurati’. Le critiche alla forzata rievocazione perugina, che sta per nascere nel 2016, non possono avere niente a che fare con manifestazioni come la Giostra della Quintana di Foligno, che affonda le sue radici in un passato concreto e tangibile della città. Un passato fatto di documenti storici passati al vaglio di commissioni storico-scientifiche. Un passato rievocato con magistrale coordinamento da parte delle istituzioni cittadine, dell’Ente Giostra e dei quintanari che dal ’46 ad oggi donano a Foligno, due volte l’anno, giorni di pura emozione. Mappe della città, foto, stemmi araldici, documenti , vicoli piazze e cognomi cittadini. Tutto a Foligno racconta della nostra storia. Un’organizzazione – continua Belomonte – che negli anni ha conquistato la credibilità delle cronache italiane dato il richiamo turistico e culturale, seconda solo a Siena per qualità dell’evento e diffusione comunicativa. Se poi al professore non piacciono le corse con i cavalli, gli abiti barocchi e le emozioni di un popolo di 60mila abitanti che si ritrova a festeggiare la sua vera storia intorno alle sue mura, è un’altra questione ma non scomodi le analisi etnografiche o non faccia subito delle conclusioni affrettate”.

belmonte
L’assessore Emiliano Belmonte

“Il professore – conclude l’assessore Belmonte – forse pensa di vivere a Dubai e non in Umbria dove il 90% delle città con orgoglio difendono questi richiami alla propria storia (penso agli amici di Bevagna delle gaite per fare un esempio) con manifestazioni di qualità eventistica e storica di primo piano: energie tradizionali spontanee che nascendo dalla storia e dal sudore dei nostri avi necessariamente funzionano e si dimostrano credibili e suggestive attirando visitatori da tutto il mondo, generandogli stupore e un pizzico di invidia. Appunto ribadisco spontanee perché rievocate da molti anni e sopratutto perché realmente vissute dall’anima storica di queste nostre città. No forzature o interpretazioni a fini commerciali come forse accusa il professore ai suoi amministratori perugini. Per non parlare del ruolo sociale che queste manifestazioni detengono nei confronti dei giovani e delle famiglie. Nei rioni e nei quartieri si cresce, ci si forma, si ereditano responsabilità e insegnamenti , si lavora, si fa squadra e si sogna insieme. Propio i modelli educativi che vorrei veder adottare da giovane Italiano nelle organizzazioni sociali delle “grandi città di Baronti” , rispetto alla cultura modernista dell’indifferenza e degli eventi show da milioni di euro che tra palazzetti, stadi e piazze odorano solo di pura autoreferenzialità e consumismo americano. Noi siamo l’Umbria professor Baronti, dovremmo crescere insieme e fare squadra nel rispetto di ciò che siamo da secoli: amore e tradizione. Chieda scusa all’Umbria, se non vuole dirlo a Foligno”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.