Regione, la Marini incassa una fiducia condizionata. Le tensioni restano. Barberini non rientra

PERUGIA – La maggioranza può andare avanti. Dopo otto ore di dibattito serrato la maggioranza del consiglio regionale rinnova la fiducia alla presidente Catiuscia Marini, che, nel dibattito, ha trovato gli elementi per andare avanti. La risoluzione della maggioranza passa con tutti e 13 i voti e apre una nuova fase, dopo una ventina di giorni di turbolenze. Una fiducia che però lascia la giunta a quattro, senza il rientro più volte richiamato nell’intervento, dell’ex assessore Luca Barberini. Di fatto però le tensioni e le differenze, anche programmatiche, restano tutte in piedi. La fiducia e’ stata accordata da tutte le parti del Pd e della maggioranza ma è risultata condizionata e andrà alimentata e verificata giorno per giorno. Una navigazione a vista, subordinata alla volontà della presidente di raccogliere le istanze di cambiamento e di innovazione che sono state espresse dall’ex assessore Barberini e dai consiglieri a lui vicini.

Cinque le risoluzioni prodotte dai gruppi politici sulle dichiarazioni della Marini, tutte votate e discusse con un dibattito a sé. Nessuna mozione di sfiducia e’ arrivata invece dai banchi delle opposizioni, fatto sul quale la stessa Marini ha ironizzato. La risoluzione più attesa e’ stata quella della maggioranza, illustrata dal capogruppo Gianfranco Chiacchieroni e sul quale la Marini ha scelto la sua replica. Stringato il testo: “Viste le dichiarazioni della presidente, la maggioranza rinnova la fiducia”. “Siamo di fronte ad un processo di riforma che ha interessato più comparti – ha detto – e abbiamo bisogno della sicurezza di buon governo e affidabilità della Marini. Barberini ha raccolto una forte istanza di cambiamento e ha cercato di renderla viva in tutte le scelte quotidiane. Il punto di incontro e’ la vita della nostra Regione”. “Le righe che abbiamo scritto – ha detto Barberini, intervenendo nel pomeriggio – e il voto non risolverà il problema. Le dimissioni non sono state un capriccio di un ragazzino. Abbiamo dimostrato che quando si hanno delle idee non siamo attaccati alla poltrona. Abbiamo dimostrato che si può andare avanti senza stare al centro dell’attenzione”. Qualche stoccata al segretario Leonelli che ha “minimizzato” l’accaduto e poi: “tutti vogliamo bene all’Umbria e dare risposte ai cittadini ma dobbiamo dire che non siamo più la regione di 20 anni fa perché è cambiato il mondo è non perché non siamo stati capaci. Dobbiamo mettere in campo metodi diversi a quelli di 20 anni fa. All’epoca erano giusti ma il quadro ora è cambiato. È ora di accelerare con una sanità meno ospedalocentrica, provare a investire nella sanità di prossimità. Sfida anche nel processo riorganizzativo delle aziende. Si parla di nuovo regionalismo e probabilmente si farà con le regioni confinanti. Le Marche hanno un’azienda, la Toscana ha tre aziende e una azienda ospedaliera per ogni università con la sua notevole estensione. Pensiamo di raccogliere la sfida del nuovo regionalismo con la sfida del nanismo?”.

Quindi è entrato nel merito: “avevo posto due questioni: innovazione che significa nuovi metodi e nuove persone. È’ diverso dalla rottamazione, che dava per scontato che chi c’era doveva essere tolto. Se sei incollato alla poltrona per 25 anni perdi entusiasmo. Questo fatto non possiamo certo chiederlo solo alla politica. La fiducia va ricostruita, rafforzata è alimentata nel tempo. La squadra serve per ottenere i risultati ed è servita per dare forza ad un progetto”. Quindi la citazione del boscaiolo che era stato mandato a tagliare gli alberi ma che, dopo ore di lavoro, non aveva portato a casa niente e a quel punto ha cambiato mestiere.

Dalla replica della Marini la difesa della trasparenza nelle sue campagne elettorali, rispondendo al M5S. Quindi la sottolineatura della difesa in aula: “Ho chiesto il dibattito perché i consiglieri regionali hanno potuto così esprimersi. Questa è la forza di un soggetto come il Pd che negli ultimi tempi si è allargato: “il tema sarà come tradurre la fiducia nel lavoro quotidiano. La maggioranza si misura sulla capacità di portare avanti un percorso di governo, di farlo con la capacità di dare risposte ai problemi dell’Umbria. Percorso che non sarà solo del Defr e il Bilancio. La fiducia dovrà passare anche sulla modalità di lavoro e una piena funzionalità della giunta regionale che vada oltre gli interim”.

In mattinata era stata più netta: “Mi dispiace che l’assessore Barberini non abbiamo condiviso con noi l’ultimo miglio. Sono orgogliosa che come Umbria i direttori della regione possano rappresentare una parte alta del sistema sanitario regionale e nazionale. La politica non si è incrinata nei punti programmatici. C’è stata una frattura molto importante – ha detto – ma a questa frattura solo la politica può riparare. La sfida riformatrice va guidata con lo studio e l’approfondimento, non con le parole. Servono nuovi patti e studio, si deve andare oltre Facebook. Nel riformismo non c’è chi si proclama innovatore. Occorre una elaborazione di una proposta politica. Serve il contributo della maggioranza che deve lavorare e può lavorare su questo terreno”. Esortazione quindi ad uscire dall’acquario, a cui è stato paragonato il consiglio regionale.

Nei taccuini si registra il voto sulla risoluzione dei 5Stelle che chiedevano la sospensione della nomina di Orlandi. Otto voti a favore, otto contrari, tre astenuti e due consiglieri fuori dall’aula. A favore grillini e centrodestra, no da Pd e Rometti, astenuti Smacchi, Barberini e Porzi, fuori Brega  Guasticchi. Il problema sollevato da Liberati era il finanziamento del direttore alla campagna elettorale della Marini. È stato stato Andrea Smacchi a dare la voce agli scontenti: “Esporsi – ha detto – è inopportuno, non va fatto ed è un segnale non positivo. Noi siamo per l’autonomia e l’indipendenza e qui dentro  non è che c’è chi è autonomo e chi no. Senza lealtà – osserva – e con una politica che vuole fare solo gestione il cammino che ci è stato indica

Nel corso del dibattito da registrare l’intervento del consigliere regionale Eros Brega: “Oggi – ha detto – abbiamo fatto emergere riflessioni e confronti alla luce del sole è positivo e utile per questa legislatura. Noi siamo qui per garantire un buon governo, cosa che abbiamo dimostrato di saper fare in questi sette mesi di legislatura. Vorremmo continuare a garantire la stessa voglia di governare insieme, con lealtà, segnalando gli ostacoli e facendoli emergere. Mi sento di continuare a sostenere in maniera leale e corretta il Governo con il quale siamo stati eletti. La fiducia si conquista giorno per giorno, con un programma rispettoso dell’assunzione di responsabilità che ci è stata chiesta ad inizio legislatura. La nostra affidabilità e il sostegnoal governo Marini non saranno messi in discussione. Ma gli chiediamo con forza un grande confronto sui programmi: questa è la strada giusta per stare insieme cinque anni, per cercare di comprenderci e capirci, per stare insieme. L’esaltazione delle diverse esperienze è la forza del Pd”.

Per il consigliere regionale Andrea Smacchi: ” Si può uscire da questo confronto in maggioranza non con le prove di forza ma con la collaborazione di tutti. Il compito principale spetta al ‘regista’. Se la politica pensa di fare solo gestione c’è il rischio che il cammino di cui parlava la presidente possa interrompersi”. Il più agguerrito dall’opposizione e’ stato Raffaele Nevi (Fi): “Siamo in un passaggio storico. Apprezzo la coerenza di Luca Barberini ma anche della presidente Marini che, con il suo intervento, ha tirato dritta sulle sue scelte. Oggi, la discussione non riguarda ‘Orlandi sì, Orlandi no’, ma affonda le radici al 1992/93 quando, finita la Prima Repubblica si è ricreata un’altra cosa e in Umbria, in modo particolare, è stato sperimentato il cosiddetto ‘centro-sinistra’, che per noi è sempre stato ‘sinistra-centro’, dove i pezzettini della Democrazia cristiana rappresentavano il contorno di un quadro nel quale spiccava il ceppo del vecchio Partito Comunista. E qui, hanno sempre comandato gli esponenti del vecchio Pci. Tuttavia, con le ultime elezioni regionali, una certa parte del centrosinistra ha preso un po’ di forza, risentendo forse del clima nazionale. Una situazione da noi auspicata nel tempo, quella cioè di fare in modo che questa Regione avesse un governo più avanzato, più aperto, più libero da incrostazioni del passato. La presidente Marini ha tentato di discostarsi da questa tradizione, ma non ci è riuscita”. Attacco al documento del Pd di Leonello che “ha scritto le stesse intenzioni sulla sanità del 2010. Dovreste ascoltare Renzi, per il quale le politiche nuove si possono fare con persone nuove. C’è bisogno di rottura con il passato. Non voglio discutere sulle competenze di chi è stato scelto, ma su un oliato sistema che mette sempre quelle persone in quei posti, perché? Perché assicurano un collegamento diretto? Con chi? Siccome parliamo di una maggioranza debole, la debolezza vi porta a occupare ancora più spazi in un modo violento e con persone fidate, ed il tema non riguarda soltanto la sanità”.

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