Rivoluzione diocesi umbre: si passa da 8 a 4 (o forse 3), Foligno ago della bilancia

FOLIGNO – Le diocesi umbre verranno ridotte da otto a quattro, o forse addirittura a tre, cambiando radicalmente la geografia ecclesiastica della regione. La notizia circola da tempo nell’ambiente dalla Chiesa umbra, ma ora sta prendendo corpo seriamente dopo che la Cei ha chiesto alle Conferenze episcopali regionali di inviare, entro agosto 2016, una proposta di riorganizzazione delle diocesi. E non solo: la Congregazione per i vescovi avrebbe anche chiesto ai presuli italiani di far pervenire alla segreteria della Cei, entro il 10 marzo, il loro parere sul riordino delle varie realtà diocesane. E così la Chiesa umbra è alle prese con diverse ipotesi e osservazioni da sottoporre al Vaticano, o addirittura a papa Francesco che sarebbe intenzionato a varare una profonda razionalizzazione delle diocesi italiane, ipotizzando la soppressione mediante accorpamento di quelle con meno di 90mila abitanti.
Per l’Umbria l’ipotesi più probabile, dunque, è che si passi dalle attuali otto diocesi alla metà, o addirittura a tre, dividendo in maniera radicalmente diversa il territorio regionale. Oggi le diocesi umbre sono così suddivise: Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino, Città di Castello, Foligno, Gubbio, Orvieto-Todi, Perugia-Città della Pieve, Spoleto-Norcia, Terni-Narni-Amelia.
Lo scenario futuro potrebbe essere questo: Perugia-Città della Pieve e Terni-Narni-Amelia non sarebbero in discussione, ma anzi assorbirebbero alcune delle diocesi più piccole; Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino, potrebbe essere smembrata con Assisi città che diventerebbe “prelatura territoriale”, una forma di chiesa particolare, simile a una diocesi ma sotto la diretta autorità della Santa Sede, un po’ come accade a Loreto, mentre la parte restante del territorio diocesano potrebbe essere accorpato con Foligno; Città di Castello potrebbe essere accorpata con Perugia; Gubbio potrebbe addirittura finire con le Marche; Orvieto-Todi, se lo schema fosse a quattro, resterebbe in vita accorpando qualcos’altro mentre, in caso contrario, verrebbe smembrata spostando Todi verso Perugia e Orvieto verso Terni; Spoleto-Norcia andrebbe sotto Terni o più verosilmente sotto Foligno, ma potrebbe anche accorpare la diocesi di San Feliciano nel caso in cui si opti per un altro progetto più sbilanciato verso Spoleto. L’ago della bilancia è proprio la terza città dell’Umbria che, per storia, tradizione, entità della popolazione, peso territoriale ed ecclesiastico, la presenza di Santa Angela mistica molto amata da papa Giovanni Paolo II e canonizzata da Ratzinger, difficilmente potrebbe rischiare di essere soppressa, soprattutto in uno schema a tre diocesi, che si snoderebbe attorno ad altrettante realtà nevralgiche: Perugia, Terni e Foligno, quest’ultima al centro di una vasta area territoriale ed ecclesiale in grado di accogliere diversi altre realtà limitrofe. A Foligno, inoltre, basterebbe poco per arrivare a quota 90mila abitanti, ovvero recuperare città vicinissime come Trevi, Bevagna e Montefalco oggi sotto Spoleto. Insomma, la situazione è piuttosto complessa e queste sono soltanto alcune delle principali ipotesi che circolano nei corridoi delle curie umbre: la partita si gioca innanzitutto fra i vescovi umbri che, prima ancora del Vaticano, dovranno trovare l’accordo sulla soluzione migliore per l’Umbria.
Della riduzione delle diocesi italiane si mormora da decenni, ma è stato papa Francesco a rendere concreta la volontà di un cambiamento, una sorta di spending rewiew di cui parlò nel primo incontro che ebbe con i vescovi italiani il 23 maggio 2013, due mesi dopo la sua elezione. In Italia ci sono 226 diocesi, un’anomalia rispetto al resto del mondo cattolico.
Come evidenziato giorni fa dall’Osservatore Romano, giornale della Santa Sede, la questione venne affrontata già nel 1964 da Paolo VI, che il 14 aprile parlando all’assemblea dei vescovi evidenziò “l’eccessivo numero delle diocesi”. L’ipotesi di oggi è simile a quella lanciata papa Montini, grazie al quale la Cei costituì una speciale commissione che elaborò un progetto di riduzione tra 118 e 122. Il testo fu poi discusso e approvato a maggioranza dai vescovi italiani, ma poi accantonato. Bisognerà attendere il 1986 quando, attraverso una serie di accorpamenti di piccole diocesi, si arrivò all’assetto attuale. Una riforma parziale perché il numero “ideale” era di 119 circoscrizioni ecclesiastiche. Oggi, forse, la riforma auspicata oltre cinquant’anni fa verrà attuata, secondo il messaggio di papa Francesco per il quale la Chiesa non è “espressione di una struttura o di una necessità organizzativa”, ma “segno della presenza e dell’azione del Signore risorto” per costruire “la comunità nella carità fraterna”.

Un pensiero riguardo “Rivoluzione diocesi umbre: si passa da 8 a 4 (o forse 3), Foligno ago della bilancia

  • Feb 12, 2016 in 18:43
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    Forse è giunto il momento che Boccardo lo manderanno da un’altra parte

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