Sicurezza, in commissione antimafia il progetto multilevel security dell’Università

Un progetto di “multilevel security” per far partecipare l’intero sistema umbro nel contrasto della criminalità
organizzata, e corsi universitari integrati per coinvolgere gli studenti e far conoscere il fenomeno della droga e delle infiltrazioni mafiose.

Sono queste le principali idee uscite dell’incontro, che si è tenuto questa mattina a Palazzo Cesaroni, tra la Commissione regionale sulle infiltrazioni mafiose e le tossicodipendenze, presieduta da Paolo Brutti, e la task-force dei cinque docenti indicati dal rettore dell’Università degli Studi di Perugia, Franco Moriconi.

Il gruppo di professori coordinati da Mirella Damiani e composto da Roberto Segatori, Carlo Fiorio, Mauro Bacci e Gaetano Mollo, ha illustrato ai componenti della Commissione le proposte che, partendo dalla constatazione che “l’Umbria è oramai diventata terra di infiltrazione da parte della criminalità organizzata”, puntano a coinvolgere gli enti locali, le associazioni e tutta la popolazione – a partire dagli studenti – nei compiti di prevenzione, segnalazione e contrasto delle infiltrazioni mafiose e della droga.

Il presidente Brutti ha ricordato come questa collaborazione sia nata nell’incontro che la Commissione ha avuto con il rettore Moriconi nei mesi scorsi, e si è impegnato affinché il “progetto venga portato in Aula e votato dal Consiglio regionale prima della fine della legislatura”.

Inoltre Brutti ha proposto il coinvolgimento delle Prefetture affinché il “lavoro fatto non venga disperso visto che il progetto è a media e lunga scadenza. Chiederò un impegno istituzionale su questi temi anche in futuro perché il fenomeno dell’infiltrazione della criminalità organizzata nel nostro territorio è di estrema gravità e in via di allargamento”.

Il professor Segatori ha spiegato come il progetto di “multilevel security” punti a “superare lo scollamento tra i vari soggetti che si occupano di contrasto del fenomeno delle infiltrazioni della criminalità organizzata e a superare da dissonanza comportamentale dei giovani che la mattina si appassionano ai momenti di studio e analisi della lotta alla mafia, ma poi la sera comprano la droga e diventano finanziatori della criminalità. Questo modello punta a  coinvolgere tutti nel contrasto, dando l’impressione di essere parte di un sistema integrato con l’obiettivo che sia l’intera popolazione a lavorare per respingere l’assalto della criminalità organizzata. Per questo il modello ‘multilevel security’ prevede di individuare aree a rischio (come appalti pubblici, trasferimento di quote d’azienda, concessioni edilizie, sponsorizzazioni, gestione di locali notturni e sale videogiochi, prostituzione e spaccio, attentati e incendi dolosi) e la condivisione di data base; livelli appropriati di prevenzione, segnalazione e contrasto coinvolgendo i vari soggetti per ogni tipo di rischio (dallo Stato alla Regione, dai Comuni alle Prefetture, dalle banche alle associazioni di categoria e camere di commercio, fino a scuole, università, associazioni sociali e parrocchie). Particolare attenzione andrebbe dedicata all’attività di segnalazione degli ‘eventi sentinella’, che consentono di capire, anche alla magistratura, dove intervenire”.

La professoressa Damiani si è soffermata sull’offerta didattica che si propone “di “coinvolgere gli studenti e richiamare l’attenzione sul tema. Per rendere consapevoli i giovani sarebbe utile costruire moduli didattici, utilizzabili dagli studenti per i crediti formativi del proprio percorso universitario, con corsi integrati sul tema droga e criminalità. Magari con un loro coinvolgimento diretto, una presenza attiva e uno spazio di proposta che li renda protagonisti dell’iniziativa, a partire dai loro rappresentanti negli organi universitari. Dobbiamo far sì che offerta e domanda didattica possano incontrarsi, proponendo anche bandi di concorso per l’assegnazione di contributi per le attività studentesche legate al tema della droga”.

Alla riunione era presente anche Luca Sabatini di Confindustria-Umbria che ha lodato l’iniziativa, dando la “piena e totale collaborazione” dell’associazione ad un processo che possa portare “il sistema umbro a maturare la consapevolezza che il crimine organizzato sta puntando sul nostro territorio” e chiedendo una “maggiore vicinanza di tutte le istituzioni agli imprenditori in difficoltà”.

Il consigliere Gianluca Cirignoni (gruppo misto) ha espresso apprezzamento per i progetti presentati, sottolineando l’importanza che “la Commissione antimafia ci sia anche nella prossima legislatura”. Per Sandra Monacelli (Udc) “la vera svolta è culturale, anche perché oggi c’è una nuova emergenza: quella della rete che porta alla diffusione del consumo di droga e della ludopatia direttamente dentro le case dei giovani, spingendo ad un
consumo solitario”. Giancarlo Cintioli (Pd) ha proposto di intensificare i rapporti tra la Commissione e l’Università con la “predisposizione di un progetto di formazione e informazione nelle scuole, facendolo approvare dall’Assemblea legislativa prima del suo scioglimento”.

In conclusione il presidente Paolo Brutti ha sottolineato la necessità di “puntare su un adeguato lavoro di intelligence che manca nella nostra Regione e sull’aumento del livello di informazione tra la società civile e le istituzioni. In Umbria possiamo puntare d un protocollo di legalità come quello stipulato tra la Prefettura e il Comune di Milano che ha dato risultati importanti”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.