Terremoto, un anno fa le scosse che distrussero la Valnerina

NORCIA – Sono iniziate alle 7.41 le celebrazioni per un anno dal sisma del 30 ottobre 2016. La scossa più terribile, che sgretolò la Valnerina e i suoi simboli. Che fece venire giù la Basilica di San Benedetto, lasciando in piedi solo la facciata. Questa mattina, alla stessa ora, si sono ritrovati in qualche decina per pregare insieme al presidente della Ceu e arcivescovo di Spoleto – Norcia, Renato Boccardo. C’erano anche la presidente della Giunta regionale Catiuscia Marini e dell’Assemblea legislativa Donatella Porzi, il sindaco Nicola Alemanno e i suoi assessori. Un momento di raccoglimento, riflessione e commozione, suggellato dal suono delle campane e dal canto dei monaci benedettini.

“Collaborazione, coesione e ripartenza attraverso l’identità della nostra regione. Su questo l’Umbria è
chiamata a misurarsi come Istituzione, come comunità sociale, ma anche come sistema economico”. Così la presidente dell’Assemblea legislativa dell’Umbria, Donatella Porzi, nel giorno in cui si ricorda il primo anniversario del terremoto del 30 ottobre 2016. “Una scossa che squassò il cuore stesso della nostra identità, sgretolando monumenti come la Basilica di San Benedetto di Norcia”.

“Il sistema Umbria – assicura la presidente Porzi – è schierato in prima linea per la rinascita di un territorio ferito dal sisma, ma che, come dimostra la storia, è abituato a ripartire, rimboccandosi le maniche con tenacia. Per questo, nonostante qualche problematica che potrà emergere, gli
abitanti della Valnerina non sono soli, così come non lo è stata l’Umbria nella fase dell’immediata emergenza. L’auspicio che voglio esprimere è che, sulla ricostruzione post terremoto, si possano mettere al bando le divisioni e i contrasti e che si possa lavorare tutti insieme con un unico
obiettivo”.

“Proprio come il terremoto distrusse pezzi della nostra identità – aggiunge la presidente Porzi – per ripartire dobbiamo tenere presenti, come esempio, due storie simbolo, che hanno dimostrato come poter costruire il futuro partendo proprio da quegli elementi che costituiscono l’essenza stessa dell’Umbria: è il caso dei ragazzi di Norsiglia, che hanno creato profumi e saponi con i fiori di Castelluccio, o di Benedetta Coccia che oggI compie 25 anni e ha deciso di aprire un’azienda agricola per produrre e vendere le lenticchie di Castelluccio”.

-“Ad un anno dal sisma che ha sconvolto un pezzo pregiato del nostro Appennino, della nostra terra, non è tempo di polemiche, ma di memoria. Sarebbe facile indugiare proprio oggi sulle cose che non vanno, sulle migliaia di sfollati tuttora in soluzioni di emergenza, sullo spopolamento ancora in atto, sugli affari del post emergenza, sulle macerie sempre lì, sulle strade chiuse, sulla burocrazia folle, sulle famiglie indebitate e senza contributi, sull’assenza di prospettive per la montagna, che va avanti solo grazie alla forza e alle idee degli imprenditori, più soli che mai”. Così il capogruppo regionale del Movimento 5 Stelle, Andrea Liberati, secondo il quale “sarebbe facile abbandonarsi a un’analisi polemica, ma non sarebbe giusto: oggi è il momento di tenere a mente ancora una volta le vittime di Amatrice, Arquata e Accumoli. I tanti feriti. E i troppi morti dentro, depressi. Sfiniti”.

“Oggi – commenta Liberati – è il momento di ricordare la scossa del 30 ottobre, per addivenire a un bilancio di questo primo anno, individuando e ribadendo alcune priorità assolute: un tetto sicuro per tutti gli sfollati, evitando speculazioni e affarismi da colpire viceversa senza esitazione alcuna; misure innovative per la sicurezza degli edifici, con l’impiego di materiali idonei e duraturi, adatti a territori geologicamente delicatissimi e climaticamente complicati. Non si è però ancora raggiunta l’unanimità tecnica sulle soluzioni abitative, né vi è certezza sul contributo alla ricostruzione, che infatti non parte, né sulla sua congruità; assegnare aiuti veri e il ‘Cas’ (Contributo di autonoma sistemazione) anche agli imprenditori in crisi: non bastano una tantum, bonus o colpi di teatro. Se vogliamo restituire un domani all’Appennino – spiega Andrea Liberati -, bisogna ripartire dalla creatività e dall’audacia, dalle aziende, dalle maestranze, da chi, soprattutto in simili condizioni, trova il coraggio di andare avanti e indebitarsi per un sogno di benessere familiare e sociale. Le imprese restano gli unici strumenti di sviluppo, turismo, cultura, attrattività, nel segno della sostenibilità”.

“Il M5S – conclude Liberati – prosegue pertanto nell’ascolto delle comunità locali e, conformemente alle indicazioni dei cittadini, solleciterà ancora una volta gli esecutivi a ogni livello: se il legislatore nazionale e quello regionale riuscissero a far proprie queste tre sole esigenze: un tetto agli sfollati, più sicurezza per gli edifici, aiuti e ‘Cas’ anche agli imprenditori in crisi, l’Umbria e l’Italia farebbero un passo da giganti nella modernità. Nel futuro”.

“Oggi sarò in Valnerina, con le persone, in semplicità e per significare vicinanza. Ben oltre le cerimonie del ‘tutto sta andando bene’. Un piccolo gesto per dire che i numeri parlano e ci ricordano i tanti ritardi. Basta sentire la gente”. Lo scrive in una nota il consigliere regionale Claudio Ricci (Ricci presidente). “Gli edifici danneggiati in Umbria sono circa 15mila – ricorda il consigliere di opposizione-. Gli sfollati oltre 6mila 500 di cui parte ha optato per l’autonoma sistemazione. Per quanto attiene alle casette, rispetto al numero di posti, quelle consegnate, a oggi, sono il 25 per cento del totale necessario in Umbria. I progetti autorizzati sono 19 fra ricostruzione ‘leggera’ e ‘pesante’. Sono evidenti, dunque – rimarca Ricci – i ritardi, la troppa burocrazia e le poche ‘risorse certe’ subito spendibili. Per il Centro Italia – spiega – servono 23 miliardi di euro più altri 4-5 miliardi per i danni indiretti”.

“Il nuovo Commissario di Governo – commenta Ricci -, pur nel rigoroso rispetto della persona e del ruolo, non include alcuna esperienza in tema di terremoti e ricostruzione. E questo non è accoglibile. I poteri di sindaci e presidenti di Regione sono molto, molto inferiori, a quelli del sisma del 1997. Nessuno decide, per timore di infrangere le leggi ormai inestricabili, nemmeno le macerie sono state tolte (meno del 15 per cento), di ponteggi provvisori ne furono fatti pochi, fra la scossa del 24 agosto e quella del 30 ottobre, i danni indiretti a turismo ed economia sono stati molto ampi, sino ad un meno 35 per cento delle presenze turistiche medie in Umbria. Le risorse disponibili per i danni indiretti, ad attività economiche e turismo, sono una ‘goccia’ nel mare”.

“Non possiamo più stare in silenzio. Occorrono – conclude Ricci – decisioni incisive, risorse certe, burocrazia zero è più poteri a livello locale. Ognuno, a un anno dal sisma, solleciti che bisogna fare presto, bene e con persone di esperienza tecnico istituzionale. Questo per la doverosa vicinanza verso chi ha perduto tutto e sofferto tanto da ormai un anno”.

 

 

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