ThyssenKrupp, la città non ci sta: stabilimento fermo, in 500 sfilano in corteo

TERNI – “Non ci stiamo! No allo smantellamento delle acciaierie di Terni” con questo slogan 500 operai hanno partecipato oggi al corteo di protesta contro il piano industriale presentato da ThyssenKrupp per l’Ast di Terni mentre – stando a quanto riferiscono i sindacati – lo stabilimento di viale Brin è rimasto fermo per l’adesione totale dei lavoratori allo sciopero.

Il corteo che si è mosso da viale Brin, passando per le vie del centro città fino ad arrivare in piazza della Repubblica. A sfilare insieme ai lavoratoripolitici di diversa estrazione e sindacalisti locali e nazionali a dimostrazione di come il livello della vertenza sia destinato ad alzarsi. Tra di loro anche il presidente della Provincia, Feliciano Polli e il sindaco Di Girolamo che ha sfilato con la fascia tricolore e l’elmetto rosso in testa. Nel suo intervento in piazza, Di Girolamo ha detto che “serve ora freddezza, bisogna dire no con nettezza al piano, ma anche elaborare proposte alternative. In ogni caso – ha concluso il sindaco – si vincerà solo restando uniti”.

I sindacati, Fim, Fiom, Uilm, Fismic e Ugl metalmeccanici hanno definito una provocazione il piano che prevede 550 esuberi, un taglio del 10% degli stipendi e la chiusura nel 2016 del secondo forno, perché basato solo su tagli lineari” e hanno sottolineato l’esigenza di affrontare la questione in Europa oltre che dal Governo italiano”.

Nel pomeriggio i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil dell’Umbria, Mario Bravi, Ulderico Sbarra e Claudio Bendini, hanno diffuso una nota congiunta nella quale sostengono che quella di oggi è stata “la prima risposta contro un piano industriale che di industriale ha davvero poco, perché prevede esclusivamente un taglio drastico sia in termini di dipendenti che di salario, scaricando così tutto il costo sociale soltanto sui lavoratori delle acciaierie e su un territorio già duramente colpito dal ridimensionamento del manifatturiero e dell’indotto”.

Tutta la Regione, a detta delle tre sigle sindacali “verrebbe duramente colpita se passasse questa logica devastante”, perché “il futuro produttivo, occupazionale e la stessa identità futura dell’Umbria sono legati indissolubilmente al futuro del polo siderurgico ternano”.

 

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