Suicidio nel carcere di Terni: 46enne trovato impiccato nella cella. Garante:” E’ un dramma familiare”

E’ stato trovato impiccato nella propria cella, nel carcere di Terni, un detenuto di 46 anni, originario dell’Albania. E’ il Sindacato autonomo della polizia Penitenziaria (Sappe) a denunciare il tragico suicidio. In carcere per tentata rapina e violenze in famiglia, l’uomo è stato trovato impiccato dagli stessi operatori. Nonostante i tentativi di soccorso da parte dei sanitari del carcere e degli agenti della Penitenziaria tutto è stato inutile. Il segretario generale del Sappe, Donato Capece, ribadisce la necessità e l’urgenza di riforme strutturali nel sistema penitenziario e nell’esecuzione delle pene. Occorrono, sottolinea Capece, riforme concrete, tra cui l’espulsione dei detenuti stranieri, specialmente quelli coinvolti in eventi critici e violenti durante la detenzione. Per il Sappe la “grave carenza di poliziotti penitenziari aggiunge ulteriori complicazioni a questa difficile situazione”. Sulla vicenda interviene il garante umbro dei detenuti, Giuseppe Caforio. Il suicidio del detenuto avvenuto nel carcere di Terni “è diverso” da quelli finora “hanno caratterizzato questo anno maledetto per l’Umbria perché almeno dalle prime valutazioni, si è di fronte ad un vero e proprio dramma familiare”. Caforio sottolinea all’Ansa come la comunità carceraria sia “fortemente scossa” dalla morte di un giovane “padre di famiglia ben inserito nella comunità ternana dove aveva un proprio lavoro, una moglie e due figli”. Caforio parla poi di “una serie di circostanze specifiche che hanno visto il detenuto raggiunto da una revoca di un provvedimento di misure alternative e quindi il ritorno in carcere”. Insomma, siamo di fronte ad un “dramma che ha sconvolto sia i compagni di cella che deliberatamente aveva fatto allontanare al fine di potersi impiccare ma anche i poliziotti penitenziari che quotidianamente hanno un rapporto anche umano con gli stessi detenuti e che certamente vivono tutta la complessità del carcere sulla propria pelle”. “Il suicidio odierno – afferma ancora Caforio – è imputabile a un dramma personale ma certamente una struttura carceraria dotata di psicologi in numero adeguato avrebbe potuto in qualche modo prevenire il disagio di quest’uomo come tanti altri che in questi giorni un pò in tutta Italia stanno facendo la medesima scelta. Siamo di fronte ad una impennata di suicidi che proprio in questa settimana si sono visti numeri mai emersi prima e con amarezza occorre ricordare che a quelli dei detenuti spesso si aggiungono anche i suicidi di poliziotti della penitenziaria, come purtroppo è avvenuto recentemente anche nel nostro Paese”.