Umbria, emergenza crisi industriali: tutti i casi rimasti senza soluzione. Autunno caldo.

Dall’ Ast di Terni alla Sogesi di Cannara e Stroncone, dalla Treofan alla Sangemini, fino all’ex Pozzi ,ex Cementir di Spoleto. Per non parlare del settore della cooperazione sociale che in Umbria significa oltre 6000 occupati. Migliaia di posti a rischio con gli operai che tornano in piazza per ricordare alle istituzioni locali e nazionali che rischiano di perdere il lavoro . Sotto accusa l’assenza di una politica industriale, ma anche l’assenza in Umbria di un piano per il lavoro. A Terni ThyssenKrupp ha deciso la dismissione dell’impianto Ast aprendo di fatto una fase di grandissima incertezza e fibrillazione per i suoi 1.400 addetti. In realtà ci sono già le prime vittime: Ast non ha rinnovato 17 contratti, sui 25 totali,degli interinali. Diciassette famiglie che restano senza lavoro. Nel frattempo  ThyssenKrupp continua a navigare nel buio senza dare risposte.  Anzi l’amministratore delegato di Ast Massimiliano Burelli stronca sul nascere la presunta pole position del gruppo Marcegaglia, dopo la visita a Terni di Antonio ed Emma Marcegaglia. ” E’ un passo lecito ma irrituale, che potrebbe essere frainteso. Qualcuno penserà che c’è già un accordo, quando ovviamente non è e non può essere così “. Di riflesso Ast ha segnato un -50% ad Aprile e un -30% a maggio e giugno. Stesse preoccupazioni anche per un’altra azienda storica dell’Umbria, la Sogesi. Arrivano notizie allarmanti, c ‘è preoccupazione tra gli operai e i dipendenti. ” L’azienda – ricorda Donatella Porzi consigliere regionale dell’Umbria – possiede sette stabilimenti in Italia, con 850 addetti. Di questi ben duecento lavorano nella nostra regione. L’impressione è che sia in atto una progressiva smobilitazione dell’azienda in Umbria “. A Cannara – dove si è aperto lo stato di agitazione – ci sono 70 dipendenti, quasi tutti del posto. A Stroncone – dove c’ è il secondo stabilimento umbro della Sogesi – addirittura lavorano 130 persone. Naturalmente nei due comuni interessati la preoccupazione è forte e i timori sul futuro di Sogesi aumentano anche perchè parliamo di una realtà che conta su una rete di 1.200 clienti, venti mila posti letto gestiti, 795 mila buste di strumentario chirurgico consegnate l’anni, 145 mila unità sterili. Stessa sorte anche per i 150 lavoratori della Treofan di Terni dove il confronto con la proprietà è sempre più difficile. Per oggi è stato proclamato lo sciopero con un sit-in alla portineria dello stabilimento. Per i sindacati la proprietà intende favorire altri stabilimenti dello stesso gruppo presenti in Europa a discapito di quello di Terni. Tanto è vero che gli ordinativi dei prodotti ad alto valore aggiunto vengono dirottati verso altri stabilimenti europei della casa madre. La strategia sarebbe chiara: svuotare Terni per indebolirla fino ad arrivare alla chiusura. Così come si sta aggravando la situazione di crisi negli stabilimenti di Sangemini e Amerino. Una ottantina di lavoratori rischiano di perdere il posto con la proprietà che non da risposte rassicuranti. Anzi negli ultimi giorni si è completamente defilata con ripercussioni pesanti sulla stessa rete commerciale. A Spoleto, invece, dopo 57 anni di storia, il Tribunale ha decretato il fallimento dell’ex Pozzi con 150 dipendenti senza più prospettive.  La sentenza è arrivata a pochi giorni dal provvedimento del Ministero del Lavoro chhe ha autorizzato la cassa integrazione straordinaria per tutti gli operai per il periodo compreso tra la fine di novembre 2019 e giugno. Ma il futuro di 150 famiglie è veramente preoccupante. Per la ex Cementir , sempre a Spoleto, recentemente ceduta dal gruppo Italcementi a quello di Colaiacovo,  si prevede un forte ridimensionamento con conseguenze pesanti sull’occupazione. Per non parlare della situazione sociale , soprattutto dopo la fine dell’ex Merloni, nella dorsale dell’Appennino umbro che va da Nocera Umbra fino a Gualdo Tadino – Gubbio. In Umbria nelle cooperative sociali sono occupate quasi 8.000 persone con il sindacato che chiede alla Regione un tavolo di crisi. Il mondo della cooperazione umbra denuncia il non rispetto del protocollo firmato il 21 aprile scorso da parte della giunta Tese, anche se recentemente l’assessore Coletto avrebbe garantito alle sigle sindacali di voler dare piena attuazione all’accordo sottoscritto. Sarà un autunno caldissimo con tante famiglie che rischiano  di rimanere sul lastrico, con ripercussioni sociali inimmaginabili.