Autoproduzione e rilancio degli orti urbani, a Perugia c’è Ortinfiore

PERUGIA  – “Da alcuni anni c’è una grande attenzione verso il cibo, per capirne la qualità, da dove proviene e chi lo produce. Noi crediamo, però, che sia importante anche tornare a toccare la terra con mano, tornare a piantare, capire i processi e le stagionalità, entrare cioè veramente dentro l’argomento. Ci vogliamo riappropriare della terra e per farlo promuoviamo nei cittadini la consapevolezza che ognuno di noi è in grado di coltivare”. È lo stesso ideatore dell’evento Marco Brilli a spiegare il perché di Ortinfiore, la prima festa degli orti urbani di Perugia in programma nel centro storico fino a domenica 23 aprile.

Workshop e conferenze. La manifestazione organizzata dall’omonima associazione ha preso il via giovedì 20 aprile in piazza Santo Stefano, in via dei Priori, con un primo workshop su come progettare e realizzare un orto urbano. A tenerlo è stato David Grohmann, ricercatore dell’Università degli studi di Perugia, il quale ha poi anche relazionato nel successivo convegno dal titolo ‘Riflessioni sull’orto urbano contemporaneo’. “Ancora oggi – ha raccontato Grohmann – è possibile fare orti in città. Da due anni, insieme agli abitanti del quartiere e all’associazione Borgobello, il dipartimento di Scienze agrarie gestisce un orto di circa 2.500 metri quadrati al suo interno. A questo nucleo si sono poi aggiunti la scuola ‘XX giugno’, l’associazione ‘Pellicano’ che si occupa di disturbi alimentari e Unitre. Tutto ciò a dimostrazione che c’è una gran ‘fame’ di orti urbani”. Dopo le innovative esperienze degli anni ’70, a Perugia, in questi giorni, si torna quindi a parlare di orticoltura urbana e di autoproduzione ma anche di ‘orticultura’, degli aspetti culturali e sociali, cioè, legati a questa attività.

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