Città di Castello, ripristinata la targa in ricordo di monsignor Beniamino Schivo

CITTA’ DI CASTELLO – Ripristinata la targa in memoria di Monsignor Beniamino Schivo (Gallio 28 giugno 1910 – Città di Castello, 30 gennaio 2012) sul basamento in cemento accanto all’ulivo donato dall’associazione Keren Kayemeth LeIsrael e messo a dimora il 14 maggio del 2012 presso l’area verde di Viale Leopoldo Franchetti. L’usura del tempo e gli agenti atmosferici l’avevano praticamente resa illeggibile. Il Presidente del Consiglio Comunale, Vincenzo Tofanelli, ha deciso di ripristinarla e proprio oggi, nella Giornata della Memoria, è stata rimessa al suo posto nel corso di una sentita cerimonia ufficiale alla presenza dello stesso Tofanelli, del vescovo, monsignor Domenico Cancian, del parroco di Santa Maria Maggiore, Don Antonio Rossi, dei presidenti delle società rionali, Prato e Mattonata, Domenico Duchi e Sauro Baldelli, della presidente della sezione Anpi tifernate, Anna Maria Pacciarini, del Presidente dell’Istituto “Gabriotti”, Alvaro Tacchini, del presidente della sezione tifernate associazione Caduti e Dispersi in Guerra, Pierino Monaldi, del consigliere comunale, Luigi Bartolini e di altri rappresentanti delle associazioni combattentistiche, fra cui il Professor Sergio Polenzani e l’ingegner, Mario Tosti. “Anche con gesti semplici, ma simbolici di grande valore morale, sociale e storico come quello di oggi con il ripristino della targa in ricordo di Monsignor Schivo, in questo luogo caro ai tifernati –  ha evidenziato il Presidente del Consiglio Comunale, Vincenzo Tofanelli – si intende non solo ricordare ma anche  combattere, senza remore e senza opportunismi, ogni focolaio di odio, di antisemitismo, di razzismo, di negazionismo, ovunque esso si annidi. Pertanto tutte le iniziative come questa ed altre organizzate da Anpi, Istituto Gabriotti, associazioni e istituzioni che coinvolgono le scuole per ricordare questi fatti, la memoria, costituiscono il programma concreto su cui lavorare anche per rendere la storia sempre attuale e non dimenticare”.

LA SCHEDA. Monsignor Schivo era nato a Gallio nel 1910. Figlio di Luigi e Teresa Finco, venne accolto nel seminario di Città di Castello dal vescovo beato Carlo Liviero, che in precedenza era stato parroco proprio a Gallio (nella diocesi di Padova). Compiuti gli studi nei seminari di Città di Castello e di Assisi, venne ordinato sacerdote a Città di Castello il 24 giugno del 1933 dal vescovo Maurizio Crotti. Ha svolto con molta dedizione il ministero sacerdotale dedicando grandissima parte della sua vita alla formazione dei sacerdoti come Rettore del Seminario Vescovile dal 1935 al 1970. È stato anche Canonico della Cattedrale, Vicario Generale, Vicario Episcopale per le Religiose, Parroco di Belvedere, Direttore dell’Archivio storico e della Biblioteca diocesana, direttore della Libreria Sacro Cuore. La nomina di Giovanni Paolo II La sua opera sacerdotale è stata pure legata alle suore “Piccole ancelle del Sacro Cuore”, figlie spirituali del beato Carlo Liviero: dal 1935 al 1985 fu responsabile della “Scuola parificata vescovile”, oggi “Scuola Sacro Cuore”, fondata dal Liviero nel 1910 e fino al 1965 fu confessore delle novizie. Seguì anche l’iter della causa di beatificazione di Carlo Liviero, conclusasi il 27 maggio 2007, prima come vicepostulatore e poi come postulatore fino al 2000. Il 16 giugno del 1983 papa Giovanni Paolo II lo ha nominato protonotario apostolico soprannumerario. Medaglia d’oro Durante il passaggio del fronte bellico attraverso l’Alta Valle del Tevere, nell’estate del 1944, rimase in città per aiutare la popolazione e mise in salvo la famiglia ebrea tedesca Korn, rifugiatasi in Italia nel 1935. Per questo ha ottenuto il riconoscimento di giusto tra le nazioni da parte della “Fondazione Yad Vashem” di Gerusalemme nel 1986 e la medaglia d’oro al valor civile, consegnatagli dal Presidente della Repubblica Italiana il 24 gennaio 2008 con questa motivazione: «Sacerdote di elevate qualità umane e civili, nel corso dell’ultimo conflitto mondiale, in atto le persecuzioni razziali, con eroico coraggio ed encomiabile abnegazione, aiutava una famiglia tedesca di origine ebrea a fuggire da Città di Castello, dove era stata internata, procurandole  successivamente nascondigli, cibo e capi vestiario. Mirabile esempio di coerenza e di rigore morale fondato sui più alti valori cristiani e di solidarietà umana».

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