Polizia provinciale, i comandanti alla Regione: “Decidete al più presto l’attività che saremo chiamati a svolgere”

PERUGIA – “La Regione deve stabilire in modo chiaro le attività che la Polizia provinciale sarà chiamata a svolgere, stabilendo il numero di personale necessario e gli strumenti per lo svolgimento dei servizi. Da qui la quantificazione delle risorse e la costituzione del nucleo di Polizia provinciale. Prioritari i livelli occupazionali senza trascurare l’aspetto funzionale. Importante salvaguardare e valorizzare un patrimonio umano e professionale altamente qualificato”. Sono alcuni, tra i più importanti passaggi emersi stamani in Prima Commissione, presieduta da Andrea Smacchi, dall’audizione dei due comandanti del Corpo di Polizia provinciale di Perugia e Terni, Michele Fiscella e Mario Borghi.

Dopo aver ricordato le origini e le varie tappe che hanno portato alla nascita del Corpo di Polizia provinciale, alla sua organizzazione (numero dipendenti e strutturazione), competenze e attività assegnate, Fiscella e Borghi hanno evidenziato le varie problematiche legate alla riforma ‘Delrio’ e quindi alle modifiche delle funzioni proprie delle Province, evidenziando le preoccupazioni legate alla mobilità (portale pubblica amministrazione) prevista per il personale e quindi la “dispersione di esperienza e professionalità” soprattutto in ambito di tutela ambientale. I due comandanti, pur evidenziando problematicità ed esigenze diverse tra le due Province, hanno detto che “al momento possiamo fare soltanto vigilanza sulle materie rimaste in capo alle Province e cioè la viabilità e parte dell’ambiente. La Regione si faccia carico, al di là dell’aspetto occupazionale, di garantire un servizio ai cittadini che ha sempre ben funzionato, ma che dal primo dicembre dello scorso anno non esiste più”.  Il presidente Smacchi, a margine dell’incontro ha auspicato una “soluzione operativa, funzionale e di buon senso rispetto a quanto esposto”, annunciando che la questione verrà ulteriormente approfondita con l’assessore regionale Antonio Bartolini il prossimo 29 giugno.

L’audizione era stata chiesta dai consiglieri del Movimento 5 Stelle, Andrea Liberati e Maria Grazia Carbonari, soprattutto in relazione all’attività di tutela ambientale nel territorio della provincia di Terni dove, ha detto Liberati, “si rischia di perdere un presidio forte e dove grazie alla polizia ambientale sono stati conseguiti importanti risultati. C’è dispersione di professionalità – ha detto il capogruppo pentastellato al termine dell’audizione – che crea una situazione peculiare e che va ad assecondare l’azione criminale degli inquinatori. La ripartizione del personale che andrà a comporre il Corpo delle polizie provinciali, in maniera rigida e rigorosa dovrà essere di 1/3 tra la Provincia di Perugia e quella di Terni, quest’ultima già fortemente bistrattata sul piano dei ruoli, delle competenze e delle funzioni. All’assessore regionale Bartolini va lanciato un appello affinché vengano previsti 30 agenti a Perugia e minimo 10 a Terni, soprattutto alla luce dei disastri ambientali che stanno emergendo nell’intera Umbria, come ad esempio in Valnestore, e di una vigilanza carente da parte degli uffici regionali”.

Negli altri interventi a margine dell’audizione, Claudio Ricci (Ricci presidente) ha detto che “da quanto emerso arriva una chiara indicazione: prima di fare riforme bisognerebbe valutarne gli effetti, ed in questo caso, a livello territoriale, sono stati molto incisivi. Nel bilancio regionale circa 15 milioni di euro rappresentano oneri spostati dalla Provincia alla Regione. Il lavoro svolto dalle Polizie provinciali è quantitativo e qualitativo. Importantissima la delega di controllo ambientale. Serve la massima collaborazione da parte dell’Assemblea legislativa”.
Per Raffaele Nevi (Forza Italia): “è necessaria una approfondita riflessione. La Polizia provinciale ha sempre ben funzionato. Questa Commissione e l’Assemblea legislativa devono dare risposte chiare e concrete, per questo è importante un confronto serio ed approfondito con l’assessore Bartolini”.
Valerio Mancini (Lega Nord) ha affermato: “Che la riforma di Renzi fosse una bufala l’ho sempre detto. Si passa con troppa facilità sopra alle persone. Oggi ci viene esposta una cruda realtà e spero non sia tardi per intervenire. Quello della Polizia provinciale è un patrimonio da salvaguardare al di là e al di sopra delle scelte del Governo centrale. Si tratta di personale altamente qualificato da impiegare con convinzione in ruoli importanti in termini di sicurezza e controllo a partire dall’ambiente”.

E’ intervenuto anche il consigliere regionale Marco Vinicio Guasticchi (Pd): “Il Corpo della Polizia provinciale non può passare da importanti riconoscimenti in termini operativi, come avvenuto fino a pochi mesi fa, a diventare inutile. Il Governo ha di fatto deciso che la Polizia provinciale e la Forestale, in un’ottica di razionalizzazione, non dovevano più esistere, ma se ad oggi non si è capito che fine farà la Forestale, per la Polizia provinciale sono stati previsti paletti invalicabili. La parte legata all’ambiente è completamente sguarnita, nessuno oggi opera nei controlli ambientali. Secondo la legge, il nucleo che rimarrà in Provincia non potrà avere funzioni di controllo ambientale, ma soltanto stradali. Controlli ambientali potrebbe invece farli il personale preso in carico dalla Regione. L’Esecutivo regionale potrebbe pertanto gestire la situazione spostando funzioni e deleghe ed accorpando quanti più soggetti possibili per consentire la creazione di un corpo regionale per i controlli ambientali, venatori e, marginalmente, quelli stradali. Lasciare sguarnito, in termini di vigilanza, il settore venatorio è una follia perché sono 28 mila le licenze di caccia, con conseguenti problematiche particolarmente complesse: ci sono migliaia di persone che girano nei boschi con armi potentissime. Di fronte a questo scenario  la Regione deve fare tutto il possibile per garantire quanti più poliziotti provinciali per il controllo ambientale. La Regione non può lasciare alla legge ‘Madia’ il futuro della Polizia ambientale, ma si prenda la responsabilità per mantenere un nucleo operativo di esperti in tempi rapidissimi”. Per Gianfranco Chiacchieroni  (Partito democratico): “Le riforme portate a compimento dal Governo Renzi è possibile criticarle perché comunque le ha fatte. E questa riforma specifica è all’interno di una quadro di semplificazioni e riduzioni di Enti. Dobbiamo lavorare sulle funzioni e su chi è chiamato a gestirle. Dobbiamo intervenire per chiarire meglio e bene i procedimenti in atto. Bisogna accompagnare questo processo per far emergere elementi di chiarezza sui ruoli e competenze”.

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