Regionalismo, M5S: “Umbria a due velocità, intervenire sullo Statuto”

PERUGIA – “A cinquanta anni dal varo del regionalismo, credo si possano tirare le prime somme: la spaccatura tra nord e sud dell’Umbria è ormai ampia, su ogni fronte, col rischio di fomentare inutili campanili, alla lunga disintegrando la Regione stessa. Bisogna rivedere la legge, seguire il modello Abruzzo valorizzando tutti i territori”. È quanto dichiara il capogruppo regionale del Movimento 5 Stelle, Andrea Liberati, annunciando di aver presentato il 23 novembre 2018, una proposta di aggiornamento dello Statuto che non è ancora stata messa all’ordine del giorno, nemmeno in Commissione: a quattro mesi dalla protocollazione, chiederemo pertanto che tale discussione, necessaria e urgente, venga portata direttamente in Aula”.

Per Liberati “l’eccessiva centralizzazione di apicalità, uffici, servizi è evidente, con uno iato fortissimo a carico del resto della regione e, in particolare, del sud dell’Umbria e di alcune aree interne. Basti pensare che, diversamente da quel che succede in altre Regioni, qui si concentrano nella sede centrale tutte le sei direzioni regionali, ma anche 60 servizi su 62, oltre a posizioni organizzative di supporto, professionali, unità organizzative territoriali, nonché ben 181 sezioni su 189 (a Terni residuali 8 uffici). E le conseguenze si avvertono. Altrove si mette in campo un equilibrio organizzativo differente, come nella vicina Abruzzo, come pure nelle Regioni con due soli capoluoghi di provincia – Molise e Basilicata – senza citare l’assetto istituzionale peculiare del Trentino Alto Adige. Il M5S Umbria ha pertanto presentato una proposta di aggiornamento dello Statuto, volta alla migliore integrazione tra tutti i territori, ottimizzando le risorse umane e finanziarie della Regione Umbria, per la massima fluidità dei processi interni. Così, ribadendo la centralità della città di Perugia, capoluogo della Regione come scritto nella storia e nello Statuto, si individuano ulteriori strumenti per valorizzare le peculiarità della bassa Umbria, così da riattivare il motore dello sviluppo per l’intera Regione, avvicinando le istituzioni e, più in generale, chi eroga i servizi, ai cittadini e alle imprese”.

“Nel panorama nazionale – spiega Liberati – si è preso ad esempio la Regione Abruzzo, dove, sin dal 1971, sono state previste nello Statuto adeguate norme per il decentramento politico-amministrativo, come la possibilità per il Consiglio regionale di riunirsi anche a Pescara, con la dislocazione, sempre nel comune pescarese, di diversi direzioni. Conseguentemente, la nostra proposta di legge statutaria è tesa a specificare che le riunioni dell’Assemblea Legislativa e della Giunta dovranno avvenire sia a Perugia quanto a Terni. Inoltre le Direzioni e i relativi uffici di Giunta dovranno essere dislocati in entrambe le città capoluogo di Provincia, Perugia e Terni, conformemente alle vocazioni del territorio, alle questioni altamente problematiche, croniche, ivi aperte e al numero degli abitanti. A cinquanta anni dall’istituzione della Regione – conclude – tali revisioni vogliono rappresentare una prima concreta proposta per superare la duratura impasse che si registra nell’Umbria meridionale, vicenda che rischia di spaccare irreversibilmente l’Ente Regione, accrescendo la distanza nelle opportunità economico-sociali fino a disintegrare il concetto stesso di unità dell’Umbria”.

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