Rosetti: “Umbria sempre più povera, i dati lo confermano”

da Cristina Rosetti* – Dal due settembre è possibile presentare le domande per l’inclusione attiva presso il proprio Comune. Per il M5S di Perugia è una risposta inadeguata. Per questo porteremo avanti a livello comunale la nostra battaglia per il reddito di cittadinanza. Sono altre 10 anni che la crisi “morde” le famiglie umbre, coinvolgendo i nostri cittadini in una spirale di incertezza senza fine. Mentre la nuova SIA si propone di sostenere circa 6000 famiglie (dati INPS regionale), molte altre vivono situazioni di forte difficoltà.

Gli ultimi dati disponibili indicano che il 10,9 % delle famiglie umbre, circa 41.000, vivono al di sotto della soglia di povertà, una percentuale più alta della media registrata nelle altre regioni del centro (7,5%) (fonte: coesionesociale.stat). Per coloro che non riescono a raggiungere uno standard di vita adeguato, non c’è ancora alcun aiuto, in una regione che nel periodo 2004-2016 ha visto raddoppiare il tasso di disoccupazione che ad oggi si attesta al 10,2%.

Per la Caritas perugina, ammontano a circa 1600 le richieste di aiuto annuali alle strutture della sola associazione, che ha distribuito 177 tonnellate di prodotti di prima e primissima necessità.
Quarantenni, stranieri, che spesso abitano in affitto e il più delle volte hanno perso il lavoro. Questo è l’identikit del “povero di oggi”. Un malessere diffuso oltre la povertà assoluta, che non permette al 74% delle famiglie umbre di risparmiare, mentre quasi il 40% delle famiglie non riesce a far fronte a spese impreviste, con punte del 43,5% per le famiglie con 2 figli minori. La riduzione del reddito disponibile ha indotto le famiglie a ridurre la spesa per beni o servizi essenziali per continuare a sostenere il costo di quelli meno comprimibili. E mentre i poveri rinunciano anche alle cure mediche (il 7% degli umbri, con punte che arrivano fino al 10,1% della popolazione, rinuncia alle terapie ed alle prestazioni mediche), aumentano le disuguaglianze, e crescono i crimini minori. In Umbria nei primi 6 mesi del 2016 c’è stato un aumento del 51% delle truffe nei confronti di anziani.

Il 16,5% degli umbri correre il rischio di diventare povero, mentre il 5,2% rischia di affrontare una grave deprivazione materiale La povertà corre, ma le istituzioni rimangono ferme al 2012, anno in cui è stato pubblicato dall’Osservatorio regionale sulle povertà il suo ultimo rapporto. Sulla povertà occorre una svolta decisa, e non è certo con la misura del governo del sostegno all’inclusione attiva che si può affrontare la sfida della povertà.

Il Sostegno all’Inclusione attiva, così come concepito, è una goccia nell’oceano, niente di più che un aiuto precario (massimo dodici mesi e fino ad esaurimento delle risorse), quando occorrerebbe invece un intervento strutturale. Sembra che gli interventi di sostegno su base territoriale copriranno le esigenze di non più di 3000 persone svantaggiate e con disabilità di qui al 2020, mentre quelli a regia regionale non più di 6800 in cinque anni.

All’appello è evidente che manchino ancora troppe famiglie. Infatti, il Sia non copre secondo le previsioni neppure un quarto delle famiglie bisognose. Il Movimento 5 stelle continuerà a battersi per il reddito di cittadinanza, strumento che diventa ogni giorno più importante per combattere la povertà nella nostra regione, colpita in maniera durissima dalla recessione del paese. Ma il nostro ordine del giorno attende da oltre un anno di essere discusso con l’assessore regionale al sociale. L’ex assessore regionale Paparelli, rifiutò di venire in commissione consiliare. La risposta ai diritti sociali oggi è la vera priorità.

*(Capogruppo M5S Consiglio Comunale)

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