Terremoto, Liberati (M5S): “Spostare i prefabbricati del terremoto del 97”. La presidente Marini: “Impossibile”

PERUGIA – Impossibile spostare i moduli abitativi del 1997 nelle zone della Valnerina colpite dal sisma di agosto. È questo l’esito del question time posto all’attenzione della presidente Marini dai consiglieri regionali del Movimento cinque stelle. La domanda dei pentastellati era di spiegare  se il Governo nazionale “è stato
informato dell’esistenza di 730 moduli abitativi provvisori in Umbria e se siano stati valutati i costi e i benefici legati a un immediato spostamento di parte di essi nelle zone oggi colpite dal sisma. Il riutilizzo dei moduli impiegati nel post sisma del 1997 – ha spiegato Liberati – permetterebbe di conseguire significativi risparmi in favore dello Stato, inferendo rapido sollievo alle famiglie interessate, evitando lo spopolamento delle comunità”.

“La Regione Umbria – secondo Liberati – può e deve
sostenere l’urgenza dell’installazione delle abitazioni temporanee in legno già presenti in Umbria nell’ambito dell’interlocuzione istituzionale già intrapresa tra Regione stessa, Commissario e Protezione Civile. E in in Umbria esistono già nella stessa Norcia aree urbanizzate pressoché pronte a ospitare subito le casette di legno che giacciono numerose e inutilizzate in varie zone dell’Umbria”.

La presidente Marini ha risposto che “le casette di legno realizzate in
Umbria a seguito del sisma del ’97 non sono moduli abitativi rimovibili, ma strutture infisse al suolo con una piattaforma in cemento armato e assemblate in opera. Quindi, a differenza degli attuali moduli, non sono smontabili e rimontabili, si può procedere soltanto o alla loro demolizione o al recupero parziale dei materiali. Si tratta di strutture di quasi venti anni e comunque temporanee, transitorie, senza l’obiettivo di durare nel tempo. Per questo motivo non si è proceduto né a una valutazione dei costi/benefici da smontaggio e rimontaggio. Vorrei precisare che il sistema
di gestione delle emergenze è quello della Protezione civile, che nel
frattempo ha modificato in maniera sostanziale, positivamente, il sistema di assistenza abitativa alla popolazione colpita da eventi sismici. Una evoluzione legata al sisma dell’Aquila e poi a quello dell’Emilia Romagna. Attualmente non vengono realizzate costruzioni infisse al suolo, ma soluzioni abitative temporanee, realizzate in modo che al termine della fase di emergenza siano immediatamente rimovibili. Vengono realizzate con moduli prefabbricati, in genere in acciaio e con strutture coibentate. Non è poi necessario alcun carteggio in quanto, visto che si tratta di una emergenza di
livello nazionale, è entrato in funzione direttamente il sistema nazionale ‘Dicomac’, a cui partecipa anche il sistema regionale. È quindi la Dicomac nazionale a decidere le soluzioni, condivise con le Regioni. Le soluzioni puntano a favorire, prima di tutto, l’autonoma sistemazione. Per l’Umbria sono previste, con le soluzioni abitative emergenziali, solo due aree nel solo Comune di Norcia e comunque con un numero complessivo di abitazioni presunto inferiore a 100. L’installazione avverrà dopo il completamento delle opere di urbanizzazione: acqua, fognature, gas, energia elettrica,
telefono e quanto altro necessario”.

Liberati, nella replica, ha fatto riferimento “ a quando l’Italia era
l’Italia, una sessantina di anni fa – ha detto -, ci fu un consorzio
italo egiziano che fu invitato a smontare templi. E se questo sembrava
impossibile è stato invece reso possibile. E alla luce di ciò la
ricollocazione delle casette rappresenterebbe una vicenda marginale, che non si vuole però favorire e questo determina tutta una serie di conseguenze di aggravio di costi”.

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