Umbri in Parlamento, niente turnover e nessuna new entry: i soliti noti. Città di Castello la città con più eletti

Con l’atteso pronunciamento dell’Ufficio elettorale della Cassazione si è finalmente definito il quadro degli eletti umbri in Parlamento. Catia Polidori (Fi) e Emma Pavanelli (M5S), entrambe già in Parlamento nella precedente legislatura, si vanno ad aggiungere agli altri: per i collegi uninominali, Virginio Caparvi (Lega) e Raffele Nevi (Fi) alla Camera dei Deputati e Franco Zaffini (Fdi) al Senato. Per il proporzionale Emanuele Prisco (Fdi) e Anna Ascani (Pd) alla Camera dei Deputati; Walter Verini (Pd) e Antonio Guidi (Fdi) per il Senato. Attraverso il riconteggio è entrata in Parlamento per Alleanza Verdi Sinistra anche un’altra umbra, la folignate Elisabetta Piccolotti, ma con un seggo pugliese, quello di Lecce. La prima cosa che salta agli occhi è l’assenza totale di volti nuovi: gli eletti in Umbria sono tutti parlamentari uscenti di cui uno completamente estraneo alla nostra Regione (Guidi). Insomma, tutte facce conosciute, nessun ricambio generazionale e sempre le stesse dinamiche. Gli eletti sono l’immagine e somiglianza dei leader nazionali che decidono chi far entrare in Parlamento, imponendo le scelte. La seconda constatazione riguarda la territorialità degli eletti: tre sono di Città di Castello (Ascani, Verini e Polidori), due di Perugia (Prisco e Pavanelli), uno di Terni (Nevi), uno di Nocera Umbra (Caparvi), uno di Spoleto (Zaffini) e l’ultimo di Roma (Guidi). Il Pd porta a Roma due soli parlamentari, entrambi di Città di Castello, lasciando i due capoluoghi di provincia senza rappresentanza. Fratelli d’Italia e Lega non esprimono deputati e senatori in tutta la provincia di Terni, dove tra l’altro governano le principali città (Terni, Orvieto, Amelia). Foligno si salva grazie alla Piccolotti che però viene eletta in Puglia, il Trasimeno per l’ennesima volta resta senza rappresentante, così come Assisi, Bastia, Gubbio, Orvieto, Todi, Marsciano. Terza e ultima riflessione: anche in Umbria la politica chiede il voto ai giovani, ma poi non li candida. L’età media degli eletti è sopra i 50 anni, con alcuni che sfiorano i 70 e 80 anni. Parlamentari lontani dalle generazioni che saranno i cittadini di domani. Un mancato rinnovamento che stona con la richiesta ai ragazzi di interessarsi e di appassionarsi alla politica. L’Umbria non è una Regione per giovani, neanche in politica.