Città di Castello, gli “Orange Wines” ospiti all’Only Wine Festival

CITTA’ DI CASTELLO – Negli ultimi tempi, sempre più spesso si parla degli Orange wines, così chiamati nel Regno Unito, dove questi vini hanno avuto un vero e proprio boom commerciale, al punto di ritagliarsi ampi spazi nelle carte dei locali e dei ristoranti più importanti del paese.

Ma non tutti i winelovers ne conoscono davvero la natura.

In Italia c’è molta confusione al riguardo e proprio con lo scopo di fare un po’ di chiarezza sui “vini arancioni”, una delle novità della prossima edizione di Only Wine Festival -a Città di Castello il 28 e 29 aprile prossimo- sarà un’intera area Only Orange Wine.

Parliamo di vini prodotti con uve a bacca bianca frutto di più o meno lunghe macerazioni sulle bucce, che rappresentano sicuramente una nicchia -in termini di numeri e di peculiarità organolettiche- la cui produzione si è diffusa ormai in diversi paesi del mondo, dall’America del Nord e alla Nuova Zelanda, passando per il vecchio continente, soprattutto Austria, Germania e Italia, ma anche Georgia, Slovenia, Serbia e Croazia.

Per conoscere meglio gli Orange ne parliamo con Francesco Saverio Russo, autore del seguitissimo Wine blog roll, che ha selezionato le cantine presenti nell’area dedicata del festival tifernate.

“Si tende ad abbinare gli Orange Wines alla vinificazione in anfora, ai vini cosiddetti “naturali” e ad una netta omologazione olfattiva, che spesso può scadere in problematiche analitiche compatibili con veri e proprio difetti. -spiega Russo- Questo perché, come sempre, è la critica a fare più rumore e negli ultimi anni le varie diatribe enoiche hanno fagocitato anche una categoria di vini che merita ben più di una chance, in quanto non è nulla più che un ritorno alle origini dei vini bianchi, ma con una rinnovata consapevolezza tecnica. Il fatto che si siano avvicinate a questa tipologia di vino -precisa- realtà che fanno da sempre del rispetto in vigna e in cantina il proprio mantra, può solo rappresentare un valore aggiunto, ma non per questo si può ricondurre in maniera sistematica uno stile di vinificazione a concetti più ampi e spesso astrusi di conduzione in vigna e in cantina.”

I vini prodotti da lunghe fermentazioni e macerazioni, sia bianchi che rossi, fanno parte della storia del vino pre-enologia moderna. La viticoltura e le tecniche di cantina, un tempo, erano sicuramente meno sofisticate di oggi, tanto che i vasi vinari per la produzione di questi vini venivano interrati per ovvi motivi di controllo termico naturale e di lentissima micro-ossigenazione. E’ proprio da questo tipo di tecnica che sembrano discendere i primi Orange Wine contemporanei, ovvero quelli prodotti in Georgia nei Kvevri, grandi anfore di terracotta interrate (in Georgia vengono da sempre chiamati “Amber Wines”).

“L’originalità di questi vini -spiega Francesco Saverio Russo- è data proprio dalla macerazione sostenuta delle uve sulle proprie bucce, prassi consueta per i vini rossi, ma meno usuale per i bianchi, specie se parliamo di macerazioni spinte fino ad oltre 3 mesi. Questo procedimento permette al vino di caricarsi, non solo di colore, ma anche di tannini e di componenti aromatiche, capaci di farci percepire questi vini da uve bianche come qualcosa di molto più vicino ai vini rossi, tanto che alla cieca, se serviti a temperature più consone ai rossi, è spesso difficile pensare di avere nel calice un vino bianco.”

“Una delle principali difficoltà è stata riuscire a produrre vini bianchi macerati capaci di non incappare in ossidazioni premature (premox) e di durare, quindi, più a lungo nel tempo. La consapevolezza tecnica odierna ha sicuramente agevolato una vinificazione più attenta, in grado di preservare le peculiarità organolettiche del vino e la sua integrità nel tempo, tanto da aver permesso ad alcuni produttori di uscire sul mercato ben più tardi di gran parte dei vini rossi italiani.”

Ciò che rende, dunque, particolarmente interessante la produzione di questo tipo di vino è l’assoluta necessità di portare in cantina uve sane, in quanto le bucce rappresentano una componente imprescindibile a livello produttivo sia dal punto di vista dei precursori aromatici che per quanto riguarda la texture del vino stesso. In cantina la fermentazione può durare molti mesi e avviene spontaneamente, spesso senza necessità del controllo della temperatura né dell’aggiunta di solforosa in quanto prodotta naturalmente dalla fermentazione stessa. La macerazione, almeno in Italia, può avvenire in tini di legno, anfore interrate e fuori terra (in terracotta, cocciopesto e gres), vasche di cemento e acciaio.

“Nell’area Only Orange Wine dell’ Only Wine Festival 2018 -precisa Russo- il pubblico potrà trovare una piccola ma attenta selezione di vini bianchi macerati italiani e non solo, in rappresentanza di una categoria capace, a mio avviso, di stupire e di divertire, grazie alla sua naturale vocazione a destabilizzare i sensi e a dividere l’opinione enoica. Questi vini hanno manifestato sin troppo spesso una netta omologazione organolettica, poco coerente con il loro scopo primario, che si presume debba essere la valorizzazione estrema dell’identità varietale e territoriale. La selezione fatta in questa occasione per me ha rappresentato una “sfida”, in cui ho scelto realtà rispettose in vigna e in cantina, capaci di dimostrare che attraverso la ricerca si possono scoprire grandi vini, anche in questa particolare categoria. Gli Orange Wines, -conclude- per quanto complessi, non sono affatto vini difficili, ma è difficile inquadrarli in maniera convenzionale o cercare di valutarli attraverso schede tecniche di degustazione, perché è nella loro natura contraddire dei luoghi comuni come quello che vede il loro colore come un sinonimo di ossidazione o che non prevede una netta sensazione tannica in un calice di vino bianco. Eppure, questi vini hanno il carattere dei rossi, senza rinunciare alla freschezza, alla sapidità e alla dinamica di beva dei bianchi e divertono tanto in degustazione quanto a tavola, dove mostrano una duttilità negli abbinamenti a dir poco disarmante e fuori dagli schemi.”

Non resta, dunque, che degustarli nell’apposita area di Only Wine festival, il 28 e 29 aprile prossimo a Città di Castello, in cui saranno presenti gli orange delle cantine Abbazia di San Giorgio e Porta del Vento dalla Sicilia, NOW Not Ordinary Wines con Batič (SLO) e Turner-Pageot (FRA) , Agricola Semplice Maria Pia Castelli e Tenuta di Tavignano dalle Marche, Terre di Macerato dall’Emilia Romagna; delle toscane Cappella Sant’Andrea, Il Casale bio, Fattoria La Maliosa e Arrighi Agricola. Dal Friuli, saranno presenti i vini arancioni delle cantine Da Simon De Brazzan e Fiegl Vini, mentre dalla Campania quelli di Luna Rossa Vini e passione. Infine, dalla Slovenia gli orange di Viticoltura JNK e gli umbri di Romanelli.

Francesco Saverio Russo sarà anche protagonista, insieme al Miglior sommelier del Mondo Luca Martini di una degustazione guidata, dedicata proprio agli Orange Wines, sia sabato 28 che domenica 29 alle 17,00 (info e prenotazioni su www.onlywinefestival.it)

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