Il Progetto Policoro arriva anche a Gubbio e propone una riflessione sull’economia etica

GUBBIO  – Un incontro sul tema “Modelli di economia etica” sarà l’occasione per la presentazione del Progetto Policoro della Diocesi di Gubbio. L’appuntamento è fissato per il 9 marzo prossimo (ore 17) e si terrà nella Sala convegni della sede distaccata dell’Università Lumsa, nel complesso di San Domenico in piazza Giordano Bruno. La relazione principale è affidata a Enrico Fontana, direttore della rivista di Legambiente “La Nuova Ecologia”, esperto di economia civile e giornalista, presidente del consorzio “Libera Terra Mediterraneo”, formato da cooperative sociali, impegnate nel riutilizzo sociale e di terreni e beni confiscati alle organizzazioni criminali.

L’incontro di venerdì 9 sarà anche l’occasione per tracciare un primo bilancio del progetto “Etica e lavoro, etica del lavoro – Laboratori in-formazione per il buon lavoro di domani”. Un percorso realizzato nel primo anno di attività dell’equipe del Progetto Policoro diocesano, in collaborazione con Libera Umbria e il liceo “Mazzatinti”.

«Grazie alla sensibilità di alcune insegnanti del nostro liceo, che hanno voluto investire nell’intelligenza e nel cuore dei “loro” ragazzi – spiega Matteo Andresini, direttore dell’Ufficio diocesano per la Pastorale sociale e del lavoro – il progetto ha perseguito l’obiettivo di stimolare i ragazzi e le ragazze a riflettere sulla responsabilità delle proprie scelte future, sui propri talenti, sulla propria vocazione e sulla comprensione della realtà del mondo del lavoro. Abbiamo voluto proporre ad alcuni ragazzi del liceo Mazzatinti (in via sperimentale, con l’obiettivo per i prossimi anni di coinvolgere un sempre maggior numero di scuole e ragazzi) un breve itinerario formativo che avesse come obiettivo principale il riscoprire il senso profondo delle scelte del percorso che si vuole intraprendere, sia scolastico sia lavorativo, a partire dalle proprie aspirazioni, desideri e talenti».

I ragazzi, guidati da formatori professionisti, testimoni e psicologi/psicoterapeuti della Asl 1, hanno potuto iniziare a riflettere e a confrontarsi con dei testimoni diretti (giovani “lavoratori” che hanno scommesso sul proprio talento con fede e coraggio), nel tentativo di diventare protagonisti consapevoli, liberi di chiedere e di portare alla luce della comunità i propri bisogni.

Il Progetto Policoro della Chiesa italiana nasce nel 1995 dalla collaborazione tra l’Ufficio nazionale per i Problemi sociali e il lavoro della Conferenza episcopale italiana, il Servizio nazionale per la Pastorale giovanile e la Caritas italiana. Il tentativo – partendo dal sud del Paese – è quello di accogliere la sfida che la disoccupazione giovanile pone alle Chiese, con la precisa volontà di individuare delle risposte all’“interrogativo esistenziale dei giovani che rischiano di passare dalla disoccupazione dal lavoro alla disoccupazione della vita”.

Negli anni successivi, con l’emergere della crisi anche nel centro e nel nord, il progetto si estende a tutta l’Italia. Progressivamente, infatti, dalle tre regioni ecclesiastiche coinvolte inizialmente, si è passati al quasi totale coinvolgimento delle altre, fino ad arrivare in Umbria, nella quale oggi sono 6 le diocesi che hanno avviato il Policoro, compresa la Chiesa eugubina.

L’attività si sviluppa sostanzialmente secondo tre principali direttrici: evangelizzare (a partire dal reciproco appello, che si fanno continuamente il Vangelo e la vita concreta, personale e sociale dell’uomo, con forte attenzione ai luoghi della disoccupazione e del lavoro nero, dove la dignità delle persone è calpestata); educare (e formare le coscienze, nel rispetto della vita e del creato, con la certezza di dover “stare dentro la storia con amore”); lavorare insieme (a livello nazionale, regionale e diocesano; favorire, cioè, sotto la guida del Vescovo, una stretta collaborazione fra i soggetti pastorali coinvolti e costruire una rete di aggregazioni laicali coinvolte a vari livelli, per arrivare a creare la cosiddetta “filiera del Policoro”, così che la nostra Chiesa sappia accogliere e aiutare a esprimere gesti concreti di solidarietà e reciprocità).

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