Social e comunicazione politica, mix pericoloso per una memoria labile

Un illustre collega fiorentino dai capelli bianchi qualche anno fa diceva che la categoria dei giornalisti rischiava di avere la memoria corta a causa del bombardamento quotidiano di informazioni che riceveva. Era il 2005, Twitter ancora non esisteva e avremmo dovuto aspettare ancora un po’ di tempo prima dell’affermazione di Facebook. Chissà oggi, nell’era dei social network, l’esimio collega che cosa direbbe? Coerentemente con il suo ragionamento, dovrebbe riconoscere che viviamo tutti in un’epoca dalla memoria corta.

Il decuplicarsi delle notizie che oggi giorno riceviamo dalla rete, se rappresenta un’importante conquista democratica, è anche la causa per cui gli eventi vengono “consumati” in fretta. In troppa fretta. Con la stessa velocità supersonica con cui clicchiamo un “mi piace” e poi passiamo al post successivo, alimentano “l’usa e getta” delle notizie, degli eventi, delle promesse. La velocità e la quantità delle informazioni rischiano di non farci neanche comprendere quello che leggiamo. E’ una corsa continua a chi arriva prima a scoprire contenuti nuovi, a chi per primo dà la notizia in rete, a chi condivide contenuti davanti agli altri, a chi ottiene più consensi.

In questa inarrestabile rincorsa si rischia davvero di perdere “la bussola”. Chi ci dice che quel pollice all’insù sul nostro ultimo post sia espressione di un consenso vero piuttosto che della cortesia che l’amico di turno ci fa? Questi rischi sono insiti soprattutto nella comunicazione politica.

Politici e amministratori umbri, al pari dei colleghi di altre regioni e di leader nazionali, ci hanno abituato a comunicare attraverso il web. Esempi ce ne sono un’infinità: su facebook il Presidente di turno ha annunciato di tornare a lavorare in banca dopo l’esperienza amministrativa; sul suo profilo un’altra presidente ha comunicato come “un successo di squadra” l’inserimento di Perugia nella short list per capitale della cultura 2019; un sindaco umbro ha presentato ufficialmente sul social network, prima che alla città, la sua squadra di governo. Ci sono addirittura un paio di amministrazioni locali che, in mancanza di un ufficio stampa, comunicano con i cittadini prevalentemente attraverso Fb. Che dire poi del dibattito di questi giorni sulla legge elettorale? C’è chi non fa più neanche il comunicato stampa ma affida il proprio pensiero a una nota sul suo profilo, tanto poi i giornalisti la riprendono da lì e se anche non lo fanno, il dibattito comunque è innescato.

Per non parlare, poi, della campagna elettorale! Si è in campagna elettorale tutto l’anno! Con continui botta e risposta da parte di sostenitori e avversari. Quando poi si entra nel vivo della competizione, allora il web diventa la bacheca delle promesse e degli attacchi tanto sia le une che gli altri si dimenticano in fretta. Il tempo di riempire il proprio profilo di altri post e gli elettori, ubriacati e storditi dal flusso di dati, non se ne ricordano più. Così il politico non ha l’occasione di rispondere e l’elettore di chiedere. A tal proposito su un quotidiano nazionale oggi si supponeva che “la mobilità dell’elettorato non è figlia della fine delle ideologie quanto di questo flusso infinito e rapidissimo di messaggi”. E chissà che non sia questo un elemento in più su cui ragionare in vista delle competizione per le regionali 2015?

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