70 anni di Repubblica

di Pierluigi Castellani

Il 2 giugno non evoca soltanto l’affermazione della scelta repubblicana sulla monarchia, ma anche il primo voto alle donne, la prima libera elezione dopo venti anni di dittatura e l’uscita dalla tragedia della guerra. Era un’Italia finalmente libera quella che andò a votare il 2 giugno 1946, povera ed incerta ma piena di speranza per la libertà ritrovata. Era anche un’Italia che si era riscattata attraverso la resistenza dall’avventura fascista, che poteva contare di fronte agli alleati, che l’avevano liberata, sul coraggio e sul sacrificio di quei giovani, che erano saliti sulle montagne per affermare un’idea diversa da quella di chi pur affollava la piazza mussoliniana davanti a palazzo Venezia. Così il 2 giugno si ritrovarono a votare liberamente italiani che avevano subito od anche appoggiato il fascismo ed italiani che lo avevano coraggiosamente osteggiato. Ma era un’Italia finalmente pacificata, che poteva pensare liberamente al proprio futuro. Questi settanta anni di repubblica , che abbiamo alle spalle, non possono non essere valutati per quello che sono: settanta anni di democrazia, di libertà e di pace riconquistate, ma debbono essere anche un capitale da spendere per il nostro futuro. Ora siamo consapevoli che non ci potrà essere un ritorno all’indietro, perchè con la costruzione dell’Europa e con le alleanze internazionali che ci siamo garantiti, è impossibile un ritorno agli anni bui della dittatura e della guerra. Per questo nelle celebrazioni del 2 giugno non può mancare un doveroso ringraziamento a chi con il proprio impegno, spesso anche a prezzo della propria vita, ha reso possibile tutto ciò. La repubblica e la democrazia non sono scritte solo sui libri di storia, ma nella nostra costituzione e nelle nostre istituzioni che hanno garantito questi anni. Difendere tutto questo non significca rendere immutabile quella costituzione e quelle istituzioni, perchè possono essere aggiornate e rafforzate. La prima parte della costituzione deve essere difesa ad oltranza come pure la scelta repubblicana. Chi mai può pensare di cambiarle?Ma la seconda parte è frutto, come dicono tuttti i più attenti studiosi, della paura di un possibile ritorno alla dittatura. Per questa paura furono introdotte le due camere del parlamento con i medesimi poteri, il bilanciamento tra Camera e Senato con diverse rappresentanze, per questa paura si è avuto timore di rafforzare i poteri dell’esecutivo. Ora queste cose vengono messe in discussione attraverso la procedura di modifica prevista dall’art.138 della costituzione. Infatti già i nostri padri fondatori previdero la possibilità di revisione, mentre all’art.139 fu solennemente affermato che solo “La forma repubblicana non può essere oggetto di revisione costituzionale”. E’ per questo che oggi celebrando il 2 giugno si può legittimamente pensare ad un aggiornamento della nostra carta costituzionale perchè, a settanta anni di distanza, diversa è la società italiana che abbiamo difronte, diverse sono le esigenze e le necessità della nostra repubblica, che si trova immersa nel mondo globalizzato con spinte al cambiamento che non possono rimanere inevase. Celebrare quindi il passato significa anche guadare con consapevole speranza al futuro.

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