La scissione del Pd

 

di Pierluigi Castellani

La tanto preannunciata scissione del PD si è alla fine consumata con una non scontata sorpresa perchè Michele Emiliano, il presidente della regione Puglia, da tanti indicato addirittura come il leader della nuova formazione,  rimane nel partito e si candida alla segreteria. Ora tutti si soffermeranno sulle cause e vorranno additare i colpevoli, ma forse è più realistico prendere atto della nuova situazione che si è creata e cercare di capire quali saranno gli esiti futuri della politica italiana e del centrosinistra. C’è inoltre chi spiega l’uscita di D’Alema, Bersani,Rossi e Speranza  con la semplice constatazione che in realtà l’amalgama tra le componenti che avevano dato vita al PD non si è mai realizzata e che quindi il PD non è morto perchè non sarebbe  mai nato. Credo però che questa analisi non sia vera, perchè il PD rimane sulla scena politica italiana come l’unica forza politica, a cui affluiscono diverse culture e diverse storie capaci di offrire al paese una proprosta di governo di chiara impronta riformista. Ha ragione Arturo Parisi, il primo ideatore, insieme a Romano Prodi, del PD e dell’ Ulivo quando dice che nel PD rimane la cultura della sinistra perchè Fassino,  Veltroni non sono meno di D’Alema e Bersani, e che quindi la proposta del PD deve andare avanti nel paese. In ogni caso un qualche sconcerto la formazione di una nuova forza alla sinistra del PD lo fa nascere. Come è possibile che quando il centrosinistra si candida alla guida del paese poi c’è chi amando la frammentazione pone in pericolo questa prospettiva ?

C’è chi lo spiega, ed è questo ancora Parisi, con l’abbandono della prospettiva maggiorittaria. L’esito del referendum infatti ha convinto molti che la nuova legge elettorale sarà proporzionale e quindi che ci sarà spazio per tutti nella rappresentanza parlamentare con un pericoloso ritorno all’identarismo a scapito della possibilità di un governo stabile per il paese. Quello che rimane incomprensibile è la fermezza con cui, chi esce  oggi dal PD, afferma di voler mantenere la fiducia al governo Gentiloni e la volontà di voler dare vita ad un nuovo centrosinistra. Ma come sarà possibile ricomporre facilmente quanto oggi si strappa se ,come afferma D’Alema, ” l’elemento divisivo è Renzi. Rimosso Renzi, il centrosinistra tornerà ad essere unito”. Il che spiega molte cose, compreso il no di D’Alema e gli altri alla riforma costituzionale, perchè l’obbiettivo , al di là del merito delle questioni, è stato sempre quello di abbattere Renzi, l’ “usurpatore” della ditta, che invece doveva rimanere in mano ai titolari. E’ qui in fondo il motivo di tutto il travaglio della componente bersaniana, quella che con Rossi si definisce “socialista”, e l’irritazione per un progetto politico, che già con Veltroni, voleva essere nuovo ed aperto a nuovi scenari. Ecco perchè resta da vedere, una volta anche costituiti i nuovi gruppi parlamentari, che cosà avverrà del governo Gentiloni, che dovrà comunque ( forse anche con un passaggio al Quirinale ?) prendere atto di una modifica del quadro parlamentare e della sua maggioranza. Poi si vedrà come sarà possibile tornare ad un centrosinistra unito quando alla sinistra del PD ora si presentano tre formazioni: SI, il movimento di Pisapia, e la nuova formazione degli scissionisti. In ogni caso non sarà possibile un nuovo centrosinistra senza il PD, che ora si appresta a celebrare il suo congresso con tre candidature alla segreteria: Renzi, Emiliano ed Orlando. Sarà comunque un congresso che  dovrà servire a dare nuovo slancio al partito ed a definire un nuovo progetto di governo per il paese.

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