Ancora sulla Riforma del Senato e del Titolo V

di Pierluigi castellani

L’approvazione, a larga maggioranza, avvenuta alla Camera dei Deputati della legge costituzionale che riforma il Senato ed il titolo V della Costituzione anziché sopire le polemiche e le critiche sembra che le abbia riaccese. Infatti i critici del proposta presentata dal ministro ( ministro e non ministra con buona pace della Boldrini) Boschi concentrati, oltre che nelle opposizioni, nella minoranza del PD ed in un gruppo di agguerriti costituzionalisti, smentiti peraltro da altri che pur si fregiano del titolo di professore, hanno rialzato i toni della polemica che , per brevità, riassumerei in tre punti: I° la riforma non prevederebbe i giusti contrappesi essenziali in ogni democrazia; II° la elezione indiretta dei Senatori sarebbe un vulnus per la loro legittimazione democratica; III° la riforma del titolo V ricollocherebbe molte competenze sul livello centrale togliendole alle regioni.

Quanto al primo punto mi sembra di dover rispondere che circa i contrappesi la riforma nulla innova rispetto a quanto già previsto dall’attuale costituzione. Quindi non si può dire, come fa qualcuno, che chi vince le elezioni prenderebbe tutto: Presidente della Repubblica, giudici costituzionali, membri del CSM. A costoro basta ricordare che anche Ciampi, Napolitano e Mattarella sono stati eletti come espressione della maggioranza di centrosinistra e non per questo è venuta meno la loro indipendenza ed imparzialità. Così pure c’è da dire dei giudici costituzionali e dei membri del CSM, per i quali in ogni caso il parlamento ha sempre ricercato intese più larghe della maggioranza, cosa che si auspica debba avvenire anche per il futuro. C’è poi da ricordare che il vero contrappeso all’esecutivo nella nostra democrazia è rappresentato dalla terzietà ed autonomia della magistratura, dai diffusi livelli decentrati di democrazia rappresentati dalle regioni e dagli enti locali, e soprattutto da una forte, salda ed autonoma società civile , che si esprime in mille modi nel nostro paese ed in mille modi civilmente partecipa alla vita democratica.

Quanto al secondo punto mi sembra singolare sostenere che i consiglieri regionali ed i sindaci, chiamati a sedere nel nuovo Senato, non siano legittimati da una elezione popolare provenendo proprio da questo tipo di elezione. Del resto come già Toqueville fece notare per il senato americano, a quei tempi eletto con elezione di secondo grado, la sovranità popolare può legittimamente esprimersi anche in modo indiretto senza perdere nulla della sua forza.

Circa il terzo punto vorrei qui richiamare il tanto contenzioso e le tante critiche che ha sollevato la legislazione concorrente tra stato e regioni, che giustamente la proposta Boschi supera. La revisione del titolo V, a suo tempo votata a maggioranza dal centro sinistra, nacque in un clima di spinta indiscriminata verso il federalismo nell’intento di prosciugare molte delle motivazioni populiste della Lega Nord nella versione prima di Salvini. In molti dissero che fu un errore non mantenere, ad esempio, la competenza statale sull’energia , e via di seguito. Ora a quell’errore la riforma cerca di rimediare. Ed infine, a proposito di rispetto della sovranità popolare perché non tenere giustamente conto del fatto che la riforma verrà sottoposta a referendum confermativo dei cittadini. Non può da una parte invocarsi la sovranità popolare a proposito del Senato eletto indirettamente e poi sostenere , come fa un sempre più emarginato D’Alema, che il referendum sarebbe una finzione.

Come dicevo prima alle critiche, spesso strumentali ed interessate di qualche parte politica, si sono aggiunte quelle di qualche costituzionalista come Alessandro Pace su Repubblica del 12 marzo . Ma quando leggo di queste critiche mi viene sempre da pensare a quanto ebbe a sostenere dei critici d’arte un grande pittore e disegnatore americano Ben Shahn. “ La critica – disse – sta all’arte come l’ornitologia sta agli uccelli”. Appunto come non pensare che anche la politologia sta alla politica,vera e reale , come l’ornitologia agli uccelli. Quanto più vero e bello è il volo libero nell’aria dell’uccello rispetto a quanto immaginato da un occhialuto studioso nel chiuso della sua polverosa biblioteca.

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