Chiesa della carità, ma la politica recuperi progettualità

di Gianpiero Bocci

L’intervento sul Corriere dell’Umbria del collega Walter Verini e la risposta del Cardinal Gultiero Bassetti hanno affrontato una serie di questioni importanti, che riguardano in generale il ruolo della chiesa nella società di oggi e in particolare la sua scelta privilegiata per gli ultimi, per le periferie fisiche ma anche immateriali che la crisi economica mondiale rende sempre più estese e visibili. Mentre la disuguaglianza cresce nel mondo e i governi, di destra o di sinistra, sembrano impotenti ad arginarla e a porre in atto misure concrete per attuare un’economia umana che dia alle persone salari dignitosi, servizi pubblici di qualità e uno sviluppo economico che rispetti il pianeta, in Italia la Chiesa di Papa Bergoglio apre chiese ed edifici sacri  ai senza tetto, distribuisce migliaia di pasti caldi ai poveri, avvicina con discrezione famiglie e persone che, una volta benestanti, a causa della crisi, hanno dovuto scendere quel gradino che li accomuna agli indigenti.  Una chiesa che china il suo corpo sulle ferite del tessuto sociale e cerca di ricucirne gli strappi, di dare speranza a persone e comunità, per vincere la paura dell’impotenza di fronte a fenomeni negativi e disumanizzanti. Questo è stato nei secoli il volto della Chiesa, anche in Umbria. Se è vero che la storia umbra presenta rotture e continuità, è vero altresì che se si volesse individuare uno degli elementi strutturali delle permanenze non si potrebbe non evidenziare la fitta rete delle opere caritativo-assistenziali; tutto quel tessuto, cioè, di opere pie, che, a ragione, possono far parlare della Chiesa umbra come Chiesa della carità.

Nato in relazione alla forte presenza francescana questo tessuto assistenziale ha dimostrato una sorprendente capacità di adeguarsi alle mobili frontiere del bisogno e della sofferenza, anticipando e sostituendo spesso l’intervento dello Stato e delle autorità locali. Certo bisogna essere consapevoli, laici e cattolici, che questa funzione di solidarietà e di carità è l’aspetto visibile, concreto, della missione della chiesa la quale, come ha ricordato mons. Bassetti nel suo articolo, ha anche e soprattutto un contributo specifico da dare alla costruzione della comunità degli uomini. Suo compito primario non è solo annunciare i valori morali, ma anche indicare la strada per viverli e socializzarli contribuendo così a rendere la politica l’economia e il lavoro più rispondenti alla dignità dell’uomo. E questo sembra il punto centrale dei due interventi, cioè il rapporto tra religione e politica: se Verini sottolinea come l’esempio di una chiesa vicina ai terremotati, ai disoccupati, ai carcerati, agli ammalati stimola i cittadini “a essere migliori”, spinge le istituzioni a raccordarsi con la società e aiuta la politica a recuperare il senso del servizio, mons. Bassetti sembra richiamare proprio la politica ai suoi compiti inderogabili e prendendo spunto da due emergenze, disoccupazione giovanile e crisi della famiglia, invoca una svolta che abbandoni slogan consunti, retorica, demagogia, e costruisca un nuovo patto sociale finalizzato al bene comune.  Quello che politicamente occorre fare, in un tempo di complessità, è avviare, anche in Umbria, una riflessione sui temi della partecipazione, della politica, del territorio, intendendo per questo tutto ciò che “vive” in un determinato contesto: persone, realtà sociali, istituzioni, nelle loro reciproche relazioni. Per governare l’attuale complessità occorre la tessitura di reti, cioè di legami, di relazioni, di solidarietà in più punti del territorio. Proprio questo modo di fare politica oggi potrà costituire una risorsa contro i rischi di involuzioni autoritarie e populistiche che anche la nostra società sperimenta a motivo dei profondi e rapidi mutamenti in atto. Se per un aspetto questa situazione è densa di pericoli, per un altro sollecita un altro modo di fare politica.

 

 

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