DIS…CORSIVO. FOOT BALLE

di Maurizio Terzetti / Non ce ne siamo accorti, ma solo qualche giorno fa una straordinaria fortuna ha attraversato il cielo sopra Perugia: quella che nessuno abbia già pensato a ideare e realizzare il primo Festival del Calcio. Com’è possibile che, con un gioco tanto popolare, a nessuno sia venuto in mente di organizzare una kermesse culturale e commerciale durante la quale si onorerà il football senza nemmeno dare un calcio al pallone! Eppure, così è e così è stato. Perugia, che non è fatta per essere capitale europea della cultura, pare non avere rivali quando si tratta di afferrare al volo i colpi della fortuna creativa e della perspicacia commerciale.

Bisogna, però, essere seri, uscire dal facile sarcasmo su due bambinoni cresciuti a pelota e nutella e diventati adulti approfittando del vuoto ideativo che caratterizza il capoluogo umbro.
I due bambinoni fanno sul serio, cioè fanno passare per cosa seria il ridicolo patente e per cosa scontata un prodotto, un format al quale lavoreranno con il solito impegno. Fanno talmente sul serio da avere già annunciato il periodo del Festival – giugno/luglio del prossimo anno – e da lasciare col fiato sospeso la città in cui tenerlo: “Siamo alla ricerca di una città che ci ospiti e che sia pronta a diventare il set di talk con i campioni di oggi di ieri, readings e concerti, esposizioni, mostre e molto altro”, hanno dichiarato. Come a dire: ci andrebbe di giocare in casa, ma se dobbiamo affrontare una trasferta, il campo giusto lo troveremo.
Ecco, dunque, il secondo motivo per cui i due bambinoni di Eurochocolate e di Immaginario fanno sul serio. Oltre ad aver fissato il periodo, lanciano un preciso ricatto al capoluogo: starà alle istituzioni locali decidere se approfittare dell’ultima genialata di Guarducci e Riccini Ricci oppure sprecare l’occasione offerta su un piatto d’argento.
Qui mi vedo costretto a tornare dal serio al faceto. Non ce la faccio proprio a considerare una proposta intelligente, da prendere in considerazione, il Festival del Calcio. L’impresa è superiore alle mie forze intellettuali. Fino a capire perché abbiamo perso il titolo del 2019 e a non ignorare la bandiera di “viva la cultura” che Immaginario ha tenuto bene esposta sulle ultime barricate della disfatta europea, ci sono arrivato. E mi sono spinto anche più in là, concedendo, per uno di quegli assurdi che ogni tanto bisogna ingoiare, che forse Guarducci avrebbe fatto fare qualche passo più in avanti alla disastrosa campagna per la capitale del 2019. Ma, quando ho ammesso questa perfida verità, non avevo ancora letto del Festival del Calcio, un monstre ideativo di rara presenza sulla scena nazionale, un ibrido da brividi, un format da ultima spiaggia. Ed è anche normale che sia venuta fuori una simile bruttura: le tante benemerenze dei due bambinoni del cioccolato e della creatività di domani non potevano non accusare un calo intellettuale, prima o poi doveva succedere.
E allora, cos’è mai questa abbuffata di spettacolo applicata al calcio che viene proiettata sulla prossima estate perugina? Non sappiamo abbastanza bene che il calcio, entusiasmante e spasmodico quando viene giocato, diventa la cosa più noiosa e autoreferenziale di questa terra quando ne cominciano a parlare stuoli di giornalisti e opinionisti di tutte le razze? Radiocronache, dirette televisive, racconti delle partite sulla carta stampata: fino a lì, oltre che sugli spalti degli stadi, tutto è godibile. Ma, dopo, che ci godiamo? Il Santa Giuliana ulteriormente martoriato per venderci i prodotti dell’indotto calcistico, dalle magliette ai palloni, dalle porte mobili ai prati sintetici? Piero Chiambretti – astro calante della conduzione televisiva – in una sorta di combinazione trinitaria con i due bambinoni locali?
Solo a sentirlo nominare, Chiambretti, mi passa la voglia di ridere e mi ritrovo di nuovo a riflettere sul serio intorno alla provocazione lanciata con il Festival del Calcio.
Non ho dubbi che possa essere l’ennesima ciambella con il buco dei due bambinoni locali. So benissimo che, in un modo o nell’altro, si troveranno Perugia – o dove sarà – schiere foltissime di patiti dei discorsi sul calcio. Del resto, anche i Festival della Filosofia sono stati e sono ancora seguitissimi. Figuriamoci il calcio!
Ma qui mi fermo. È una bella gatta da pelare per le istituzioni locali umbre: è la prima volta che Guarducci invade un territorio non suo, quello estivo, quello a cavallo di Umbria Jazz e, ma lì siamo a Spoleto, del Festival dei Due Mondi. Si può pensare di tutto: un conflitto, una spartizione, un accavallarsi, un rispettarsi. Tutto meno che il buon gusto che la politica culturale umbra va ancora cercando da decenni. Toccherà al Comune decidere, magari pensando un po’ ai tifosi del Perugia, che ieri sera, contro la Ternana, non ha certo fatto godere i suoi tifosi.

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