FERRUCCIO CHIUNI

di Mario Rojch/Abbiamo dedicato in precedenza medaglioni a personaggi di vario orientamento politico che hanno operato negli anni sessanta e settanta. Non poteva mancare un’attenzione particolare a due perugini che, nello stesso periodo, hanno innovato profondamente la linea politica e programmatica della Democrazia cristiana, accentuandone le caratteristiche di partito regionalista ed aprendolo alla collaborazione con tutte le forze popolari, in forme diverse. Si tratta di Sergio Angelini e di Ferruccio Chiuini.
Cominciamo da quest’ultimo, ad Angelini dedicheremo il prossimo medaglione.
Chiuini (1920-1996) veniva dall’Azione cattolica, dove era cresciuto sotto la guida di Monsignor Carlo Urru. Un insegnamento che lo segnerà per tutta la vita.

Il futuro Vescovo sollecitava i giovani ad impegnarsi politicamente quando c’erano cose importanti da realizzare, al servizio del bene comune, mantenendo un sufficiente distacco dal potere. In effetti, Ferruccio alternò per tutta la vita periodi d’intenso protagonismo partitico con altri di distacco, preferendo talvolta avviare momenti di approfondimento culturale ed assumendo talora il ruolo di profeta disarmato.
In coda al conflitto mondiale prese parte alla Resistenza, quindi, in vista dello scontro decisivo del 1948, organizzò i cattolici orientandoli verso la DC. Quasi subito individuò i limiti dell’ultima fase del centrismo post-degasperiano, soprattutto nella concezione di cittadella assediata e chiusa.
Non rinnovò l’iscrizione al partito, perché, pur restando democristiano convinto, voleva sentirsi libero per elaborare nuove idee e proposte. A questo fine fondò la rivista politica Presenza, che, pur essendo aperta a contributi vari, assunse presto la fisionomia di periodico rappresentativo della sinistra democristiana. Presenza fu molto importante. A titolo di esempio, diciamo che contribuì al disgelo fra Chiesa e Risorgimento, con la piena assunzione da parte dei cattolici dei valori simbolicamente racchiusi a Perugia nell’epopea del XX Giugno. Eppure, le resistenze curiali furono forti.
Altro aspetto sta nella crescita della CISL, che, per effetto del dibattito in Presenza, formò, sotto Roberto Romei, quadri molto preparati per affrontare la crisi nelle campagne ed i problemi dell’incipiente industrializzazione.
In questo periodico incubò l’idea della programmazione democratica regionale, che fu acquisita da Filippo Micheli e da Mario Santi per dar vita al notissimo piano regionale del 1962. Successivamente lo stesso Chiuini, nel 1969-70, redasse il piano sanitario dell’Umbria: Anche la sua metodologia ebbe notorietà nazionale.
In virtù della sua attività di direttore e di animatore della rivista, Ferruccio diventò naturaliter Capo indiscusso della sinistra dc a Perugia, accettato come tale anche nella periferia della provincia perugina, ora agendo in prima persona, ora affiancandosi ai parlamentari, in specie a Vinicio Baldelli e Luciano Radi.
Si era aperta una nuova fase. Chiuini nel 1960 tornò nel partito della DC e diede l’avvio a una battaglia per affermare le idee maturate in Presenza. La principale riguardava la necessità di allearsi con il partito socialista di Nenni, per allargare ai ceti popolari la guida del Paese. Percorse in lungo e in largo il territorio proponendo l’idea senza quei se e quei ma che erano molto diffusi nel partito e nelle gerarchie ecclesiastiche. Quando la DC, nel 1962, con l’intesa Moro-Fanfani, scelse d’allearsi con il partito socialista, fu del tutto naturale che Ferruccio fosse chiamato a dirigere la segreteria politica provinciale di Perugia. Altrettanto scontata fu la sua sostituzione con un esponente doroteo nel momento in cui il centro sinistra nazionale ebbe una svolta moderata (1963) con l’accantonamento di Fanfani.
Chiuini si dedicò allora alla realizzazione dell’alleanza con i socialisti in sede locale. Alla fine del 1964 l’alleanza conquistò Perugia, Foligno, Città di Castello, Assisi, Spoleto, Gualdo Tadino e altri centri minori. Chiuini entrò nella giunta di Perugia come Assessore alla sanità, dimostrando anche capacità operative non comuni.
Si preoccupò, inoltre, di caratterizzare le Giunte dei comuni maggiori, con l’aiuto soprattutto di Mario Serra (Perugia) di Stefano Ponti ( Foligno) di Sergio Polenzani e di Luigi Pillitu (Città di Castello), con l’adozione dei principi e dei programmi elaborati nel Cenacolo di Presenza: pubblicizzazione dei servizi, politica urbanistica attenta ad un uso misurato dei suoli e intransigente nel rispetto dei piani regolatori, programmazione democratica, collaborazione tra i Comuni, superando le divisioni municipali.
Il Ministro della sanità e gli enti lo cali lo scelsero come Presidente del Comitato regionale per il piano ospedaliero, ma lui volle ampliare l’orizzonte e redasse un piano sanitario, che consegnò solennemente alla Regione, che faceva i suoi primi passi. Sciolse volontariamente il Comitato, nonostante fosse un organismo ministeriale, per sottolineare che la svolta istituzionale non doveva essere soltanto formale.
Chiuini era regionalista convinto e sognava una istituzione leggera che non opprimesse, anzi valorizzasse i comuni e tutte le autonomie anche private. Ricordava spesso una sua esperienza realizzata a fianco di Alba Buitoni nel realizzare Gli Amici della Musica; altre esperienze culturali autonome avrebbe compiuto nel futuro.
Nel 1970 aveva realizzato la sua rivincita nel partito, unificando tutte le anime del solidarismo cattolico e mandando all’opposizione i dorotei. Fu eletto segretario regionale, rimase in carica fino al 1975, quando si dimise per dedicarsi totalmente all’Università, professore ordinario di Fisiologia. L’esperienza della segreteria, secondo il parere di molti, è una delle più importanti nella storia della DC umbra. Ne tratteremo nel medaglione riservato a Sergio Angelini.
Nel 1980 Chiuini non rinnovò la tessera della Democrazia cristiana, come atto di protesta di fronte alla decadenza dei costumi privati e pubblici, pensando così di scuotere il suo partito. Era innamorato dell’idea democristiana, perciò nel 1994 accolse l’appello di Martinazzoli e si candidò per il PPI nel collegio senatoriale di Perugia. Riportò sei punti in più della media nazionale, ma non fu eletto.
In occasione della sua morte, il settimanale cattolico La Voce ha scritto che Ferruccio era “un uomo tutto di un pezzo, intransigente fino all’asprezza nella difesa dei valori nei quali credeva e nello stesso tempo dotato di una grande e sorridente umanità”.
Fa specie che il Comune di Perugia non gli abbia dedicato una via, magari all’interno dell’Ospedale, la cui pratica fu avviata proprio da questo uomo.

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