La sinistra che vorrei

di Pierluigi Castellani

E’ molto diffuso nella pubblicistica di questi ultimi giorni un continuo richiamo al PD a connotarsi in modo più chiaro in un partito di sinistra dimostrando, almeno così, un diffuso interesse a che il PD conquisti maggiori consensi e sia in modo più netto un’alternativa vincente al populismo dei 5Stelle ed alla deriva salvinianlepenista del centrodestra. Insomma insieme ad un riconoscimento, spesso però implicito, che l’unico partito in Italia ad avere una vera cultura di governo è il PD ,c’è anche un intento, un po’ saccente, di ricordare alla sinistra come deve fare la sinistra. Chi si esercita in questo esercizio pedagogico ed educativo sono soprattutto politologi e giornalisti che amano studiare la politica senza di fatto essersi mai in essa impegnati e quindi senza aver mai verificato cosa sia la necessità di cercare il consenso, quel consenso senza il quale in democrazia si può al più recitare un ruolo di comparsa o di pura testimonianza. Dico questo perché l’esercizio in astratto della politica può dare qualche lustro in termini di autostima, ma difficilmente contribuisce a risolvere i problemi della gente. Questo fenomeno si è soprattutto verificato intorno al controverso tema dello ius soli.

Infatti sono stati molti i commentatori che hanno accusato il PD di remissività e di scarso coraggio nel non aver voluto imporre ad Alfano ed ai suoi, attraverso il voto di fiducia ,di approvare al Senato il progetto di legge già approvato alla Camera,pur sapendo in questo modo di mettere a serio rischio il governo Gentiloni. Voci in tal senso si sono levate anche da chi, come gli scissionisti del PD, si era posto in polemica con Renzi sulla durata del governo Gentiloni e contro le elezioni anticipate. Pur tuttavia chi ha proposto al Senato di calendarizzare subito il disegno di legge non si è minimamente posto il problema che in questo modo si sarebbe accorciata la vita del governo e della stessa legislatura. Ma tant’è : in politica la coerenza non è più da tempo una virtù. E’ stata così minimizzata la posizione del PD che più volte con i suoi più autorevoli rappresentanti ha dichiarato essere lo Ius soli una legge giusta e di civiltà, che rimane una priorità per il PD. Il PD ed il governo infatti sperano che, approvata la nuova legge di stabilità e messi al riparo i conti pubblici, ci sia tutto il tempo per ricercare, anche al di là della maggioranza di governo, i numeri al Senato per licenziare questa legge molto apprezzata anche dalla Chiesa di Bergoglio. Stesso copione si è registrato sulle proposte e le conseguenti azioni del Ministro dell’Interno Marco Minniti sul tema dell’immigrazione e della sicurezza. Anche in questo caso molte sono state le voci che si sono sollevate per ricordare al PD che deve fare una politica di sinistra, come se liberare i cittadini dalle paure su cui specula la destra non sia compito di una responsabile sinistra di governo. La verità è che , anche dopo l’insuccesso dei partiti socialisti nelle elezioni francesi e tedesche, si è perso di vista l’impianto originario su cui è nato il PD, che dichiaratamente si è posto come partito di centrosinistra e cioè di un partito plurale, che ,nulla rinnegando delle ragioni della sinistra, si pone all’attenzione di un’area più vasta dove possono albergare più proposte tenute insieme da un progetto di governo del paese. C’è poi da tenere conto che questa avventura politica è da dispiegarsi tutta nel secolo ventunesimo senza rimpianti o nostalgie per le ideologie, ed anche per gli errori, del secolo scorso. La portata innovativa del PD , assolutamente non riducibile negli angusti vecchi schieramenti, viene del tutto ignorata. Un partito plurale sa che deve parlare ad un vasto schieramento se non vuole contraddire la sua vocazione maggioritaria.

Non a caso Matteo Renzi ha invitato tutti quelli che vogliono condividere questo progetto ad accomodarsi come meglio credono all’interno del partito. Quindi non si tratta di fare continuamente gli esami al PD sul suo tasso di sinistritudine quanto invece di chiedersi come un partito di centrosinistra ,che si qualifica come democratico, possa rispondere alle attese dei cittadini in questa svolta storica in cui si sta ridisegnando il quadro dell’economia e degli assetti sociali dell’intero pianeta. Si vuole comunque sperare che tutta questa attenzione per il PD e per la sua linea significhi anche un risveglio di interesse da parte degli elettori richiamati alla responsabilità di non fare ritornare al governo del paese un centrodestra salvinizzato ed antieuropeo ed un movimento , come quello dei 5Stelle, che, a guida ora di Luigi Di Maio, sta dimostrando tutti i limiti della sua incompetenza e della sua pericolosa improvvisazione.

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