Fede e politica, una riflessione

di Pierluigi Castellani

Un sondaggio recentemente pubblicato dal quotidiano  Avvenire rileva che i cattolici, che frequentano la Chiesa ogni domenica, nelle ultime elezioni per il rinnovo del parlamento europeo hanno votato il  33% per la Lega,il 27% per il PD , il 14% per i 5Stelle, mentre ben il 52% si sarebbe astenuto. Pur trattandosi di un sondaggio il dato però rileva almeno due cose:-che la maggioranza di questi cattolici non ha più fiducia nella politica e nelle istituzioni di rappresentanza come il parlamento europeo, –  che il restante sarebbe più attento alla questione simbolicamente identitaria ( ostentazione del crocifisso e di altri simboli religiosi) che alla pratica testimonianza del messaggio evangelico. E’ certamente vero che una buona dose di arbitrarietà c’è, e ne chiedo scusa, nel far derivare da un sondaggio valutazioni che riguardano il grado di autenticità della fede di ciascuno , che solo Dio può giudicare, ma è pur vero che la predicazione apostolica di Papa Francesco, così puntuale ed insistita sul dovere dell’accoglienza e del rispetto di ogni umana persona, sembra scivolare tranquillamente, senza far breccia, sulla coscienza di parte dei cattolici italiani. Che poi, se a questo si aggiungono i segnali di insofferenza quando non di aperta contrarietà che vengono anche da parte di alcuni chierici nei confronti della predicazione apostolica di Francesco, tutto fa pensare che siamo in presenza di una questione che attiene, dopo ben più di cinquanta anni dal Concilio Vaticano II, alle stesse modalità con cui viene effettuata la evangelizzazione e non  solo semplicemente alla sua percezione.

Nessuno comunque pretende che i pastori diventino agitatori politici, ma è pur vero che una riflessione si impone circa il modo in cui devi intendersi l’invito a fecondare e fermentare la società stessa con il Vangelo, che ci giunge dai testi conciliari. Un invito che coinvolge laici e chierici, cioè tutti quelli che intendono vivere coerentemente la propria fede nella società di oggi. Altrimenti non resta che rassegnarsi a registrare un sempre più ampio distacco tra la comunità civile  ed i principi evangelici ed a relegare le parole di Papa Francesco tra quelle di tanti e solitari e purtroppo inascoltati profeti.

Naturalmente rimane il problema di come affrontare il tema dell’ immigrazione e come l’Europa, ma anche tutto l’Occidente, deve far fronte a questo fenomeno, che da emergenziale sta divenendo strutturale anche per i cambiamenti climatici e geopolitici che buona parte del pianeta sta vivendo. Occorre che tutti i paesi europei si facciano carico di questo problema senza strumentalizzazioni a fini propagandistici come purtroppo sta avvenendo e nella piena consapevolezza che la persona umana deve rimanere sempre fine e mai mezzo o strumento della politica. E soprattutto basta con slogan semplicistici e con battute, che sembrano dal sen fuggite, come quella di un leader di una forza politica  italiana, che è arrivato ad invocare l’affondamento – ben inteso dopo aver fatto sbarcare i migranti – della nave di una Ong, che ha raccolto in mare 42 naufraghi.