L’Italia, l’Europa e il nuovo quadro internazionale

di Pierluigi Castellani

Il rapporto con l’Europa sta diventando nella disattenzione dei più un vero problema per il nostro paese. Naturalmente sono molti i commentatori politici, che descrivono scenari preoccupanti se il rapporto tra i nostri governanti e le istituzioni europee non viene ricondotto ad un dialogo meno acceso nei toni e più  costruttivo negli esiti, ma la maggioranza dell’opinione pubblica espressa nei sondaggi sembra non preoccuparsi molto della piega, che sta prendendo il nostro attuale modo di essere nell’UE. La recente bocciatura della manovra da parte della commissione europea e il linguaggio usato dai due vicepremier nei confronti dei massimi responsabili delle istituzioni comunitarie stanno diventando un caso politico di difficile soluzione. Quando Luigi Di Maio,capo politico dei 5Stelle e vicepremier, parlando del presidente della BCE dice che Mario Draghi “avvelena il clima” soltanto perché in forza della responsabilità, che ha nei confronti di tutti i paesi europei, si permette di richiamare il governo a salvaguardare la stabilità economica del paese, significa che o si vuole attentare all’autonomia della Banca centrale europea per ricondurla sotto il potere politico o si cerca di creare un nuovo dirompente caso con i vertici dell’UE tanto per giustificare quel famoso piano B per l’uscita del nostro paese dall’euro.

A nulla infatti valgono le rassicurazioni di Di Maio circa la permanenza del nostro paese nell’eurozona se a queste parole non seguono concrete azioni, che quella permanenza rendano possibile. Non c’è in discussione soltanto una manovra sbagliata, che non offre soluzioni per la crescita del lavoro nel nostro paese, ma c’è in discussione la permanenza dell’Italia nel quadro internazionale in cui fino ad ora abbiamo vissuto. Quando la raccomandazione di abbassare i toni della polemica da più parti pervenuta non viene ascoltata c’è da una parte il tentativo di piegare tutte le istituzioni di garanzia a fini elettorali e politici con rischi per la saldezza di una democrazia di stampo liberaldemocratico come la nostra e dall’altra quello di preparare il terreno delle prossime elezioni europee per cambiare l’Europa in un ottica sovranista, che ridando spazio ai nazionalismi rischia di far saltare tutta l’impalcatura europea, che fino ad ora ha garantito pace e prosperità. Ma c’è anche dell’altro perché i continui ammiccamenti nei confronti della Russia di Putin, che si è dichiarato disposto a comprare titoli di stato italiani, e la vicinanza e l’ apprezzamento di Donald Trump per il premier Conte sembrano configurare un cambiamento della politica estera italiana non più incentrata sull’Europa ma su rapporti diretti unilaterali con i due personaggi, che non hanno avuto remore a dimostrare interesse per un’Europa indebolita. Putin e Trump vogliono giocarsi  la leadership mondiale senza la presenza ingombrante di un’Europa unita, che non vuole recitare la parte di una semplice comparsa nello scenario internazionale. E’ pur vero che si parla da tempo della crisi della democrazia occidentale, ma è sempre più urgente la domanda di come si voglia sostituire questo modello che fino ad ora ha garantito democrazia , giustizia e libertà. La vera posta in gioco è questa al di là di un  zero virgola di deficit. Una volta abbattuta o indebolita l’Europa la pace nel mondo, anche commerciale, sarà meglio garantita? E la democrazia rappresentativa che conosciamo ed in cui fino ad ora siamo vissuti da chi verrà sostituita, forse dalla democrazia del web della piattaforma Rousseau ? Non dimentichiamo che in questi mesi del governo cosiddetto del cambiamento abbiamo assistito ad attacchi contro l’UE, la BCE,all’indebolimento del parlamento fino ad ipotizzarne la sua superfluità, ad insofferenza nei confronti delle istituzioni di garanzia della nostra democrazia come la Consob, di cui è stato dimissionato il presidente, come l’ Ufficio parlamentare di bilancio, la magistratura ( si ricordi Salvini) ed alla richiesta di inpeachment nei confronti del Presidente della Repubblica (si ricordi Di Maio), alla presa di possesso politico della RAI nonostante le promesse elettorali di segno diverso. Di quale altro segnale abbiamo bisogno per destare in noi preoccupazione? E’ ora per le forze politiche decisamente europeiste di pensare seriamente a preparare  una concreta alternativa a questa politica ed a questo governo.

 

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