Un nuovo anno scolastico

di Pierluigi Castellani

Un nuovo anno scolastico è sempre un nuovo inizio e quando nei prossimi 11 e 13 settembre  suonerà nuovamente la campanella per gli alunni della nostra regione siamo sicuri che tutti guarderanno con fiducia l’inizio di questa nuova avventura: le famiglie ,perché vedranno i loro figli crescere in maturità e sapienza  e gli alunni, perché nel ritrovare i loro compagni ed i loro docenti capiranno che non saranno soli nell’affrontare ancora un anno di gravoso impegno. Ma l’inizio di un nuovo anno scolastico è anche un’occasione per misurare se le istituzioni e la società nel suo complesso hanno dato alla scuola il giusto rilievo nelle loro attenzioni e nelle loro politiche. Credo che un bilancio più di luci che di ombre potrebbe essere tracciato. In Umbria si è assistito, dopo il terremoto, ad una maggiore preoccupazione da parte di tutti per la stabilità delle strutture scolastiche.

I dirigenti scolastici hanno giustamente fatto presente questo problema alle istituzioni, Comuni ,  Province e Regione, che non si sono sottratte ad un confronto e si è trovata un’intesa con soddisfazione di tutti su un percorso di miglioramento delle strutture e su un continuo monitoraggio della situazione senza dimenticare che quest’anno la campanella suonerà regolarmente anche nelle zone colpite dal sisma. E poi c’è il tema dei docenti. Massiccio è stato l’impegno del governo per abbattere il precariato con la consistente immissione in ruolo avvenuta anche quest’anno. Qualche disfunzione è stata lamentata , soprattutto al nord dove alcune cattedre rimarranno libere a seguito delle assegnazioni provvisorie di personale immesso in ruolo ma proveniente da altre regioni. Si provvederà con supplenze annuali, cosa che farà subito dire a qualcuno che non è vero che c’è stato un impegno nell’abbattere il precariato. Non si può comunque dimenticare che la sequenza immissione in ruolo, trasferimenti, assegnazioni provvisorie e nomina dei supplenti è fisiologica nella scuola, perché attiene ai legittimi interessi dei docenti di ottenere una cattedra quanto più è possibile vicina alla loro abitazione, aspirazione che va giustamente contemperata con il diritto degli alunni ad avere i loro insegnanti. Chi dice che è eliminabile tutto questo dice il falso perché non conosce le dinamiche del governo di una realtà complessa come la scuola, come si dice il falso quando si assicura che sia possibile eliminare del tutto il precariato.

Quando un docente si ammala o va in maternità lascia alunni nelle aule e non semplicemente delle pratiche sulla propria scrivania. Sempre gli alunni hanno diritto quindi di avere un insegnante anche quando questi è costretto ad assentarsi. Quest’anno poi è anche l’occasione per fare un bilancio, non ideologico e strumentale, della cosiddetta legge sulla “buona scuola”. Non si è soltanto avuto una massiccia stabilizzazione dei docenti precari ma anche un aumento dell’offerta educativa attraverso i docenti destinati al potenziamento. Ora le scuole hanno un organico più ricco ,possono provvedere ad ampliare il percorso formativo rispondendo ad una nuova domanda di saperi, la scuola può essere meglio collegata al territorio avendo la “buona scuola” rafforzata l’autonomia scolastica, tanto che oramai si è persa la polemica tutta strumentale sui cosiddetti presidi sceriffi. Questi ultimi governi hanno poi aumentato le risorse destinate alla scuola riprendendo gli investimenti nell’edilizia scolastica ed i docenti hanno visto premiare il loro impegno attraverso i fondi destinati a valorizzare quanti si spendono di più per migliorare l’offerta formativa  ed hanno potuto frequentare corsi di aggiornamento, acquistare libri e sussidi didattici con le risorse a ciascuno assegnate per questi fini. Ed allora tutto va bene, certamente no, perché sempre si può fare di più e migliorare, ma importante è l’avere invertita la tendenza quando sulla scuola si risparmiava solo per far quadrare i conti pubblici. Ultima annotazione, ma non per l’importanza, c’è da sottolineare che in questo nuovo anno scolastico gli alunni potranno frequentare le lezioni con una garanzia in più per la loro salute, perché il decreto del governo ha imposto l’obbligatorietà dei vaccini per la frequenza scolastica nella fascia da 0 a 6 anni. Si sono registrate molte proteste da chi confuta le conquiste della scienza in questo campo, ma sta di fatto che la stragrande maggioranza degli italiani ha accettato di buon grado questa nuova normativa ,che alla fine è stata applicata da tutte le regioni, anche dalle riluttanti Lombardia e Veneto. Insomma la scuola e la salute degli alunni è all’attenzione della politica e da ciò non si potrà più tornare indietro.

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