LA PAROLA ALLA PACE

di Pierluigi Castellani

Credo che non sia più possibile attendere di dare finalmente la parola alla pace. Il mondo intero è oramai stanco della guerra. Certamente lo è l’opinione pubblica dei paesi occidentali, che pur rimane consapevole della distinzione tra aggressore ed aggredito in Ucraina e  tra  il terrorismo del 7 ottobre e le vittime in Palestina anche se restano evidenti le responsabilità del governo di Netanyahu appoggiato dalla destra estrema condizionata dai coloni, che hanno occupato le terre della Cisgiordania e che non vogliono sentire parlare di pace e respingono la soluzione dei due popoli due stati. Eppure il dovere di ricercare la pace incombe su tutti . Non si possono tollerare altre vittime innocenti mentre le devastazioni dei bombardamenti in Ucraina e nella striscia di Gaza affollano gli orizzonti di tutti noi. Parlare di pace è difficile, impone delle rinunce e dei compromessi, ma parlare di vittoria degli uni sugli altri significa passare sopra le giuste motivazioni, che pure possono risiedere su entrambi i contendenti. Al mondo sembra che non sia bastata la seconda guerra mondiale per comprendere che ogni vittoria conclusasi con l’umiliazione degli sconfitti non fa che costruire le ragioni per il prossimo più devastante conflitto. E’ stato così che ha prima guerra mondiale ha incubato la seconda guerra mondiale. Questo vale per le nazioni riconducibili ad un territorio, ma anche per i movimenti ,ancorché terroristici, che  si infiammano per fanatici fondamentalismi difficili da estirpare da sentimenti , che si credono feriti. Non si tratta qui di distribuire ragioni e torti, pur evidenti,  che comunque richiedono esami approfonditi ed equanimi. Occorre invece riconoscere l’urgenza della pace perché altrimenti i conflitti rischiano di prolungarsi all’infinito, e la storia è purtroppo ricca di non esemplari esempi. Prolungare lutti e devastazioni  oggi nella situazione in cui si trova il pianeta in piena crisi energetica e climatica può avere ripercussioni appunto planetarie portando ad una qualche inimmaginabile catastrofe. Ecco quindi perché è giunto il momento di dare la parola alla pace. Ora si avvicina anche il Natale di Gesù. Quale migliore occasione per parlare di pace se non quando i cristiani ricordano la nascita di chi ha promesso la pace a tutti, che ha poi sacrificato se stesso per affermare al mondo il dovere dell’amore e della non violenza. Chi ha disarmato nel Getsemani la mano di  Pietro, perché non si opponesse ai soldati che venivano ad arrestarlo, ricorda perennemente al mondo che la violenza chiama altra violenza e che senza fermare questa spirale sarà impossibile instaurare una pace duratura. E questo è ancora più vero quando le guerre sono tra popoli cristiani e tra popoli , come in Palestina, dove si combatte tra chi crede nel Dio di Abramo, di Giacobbe e di Ismaele. Nell’est Europa scorre scandalosamente il sangue di un Cristo dilaniato, mentre nel medio-oriente si avverte proprio l’assenza del Cristo dell’amore e del perdono.