Vince la Lega e poi?
di Pierluigi Castellani
L’indiscusso successo della Lega di Salvini alle elezioni per il rinnovo del Parlamento Europeo e il clamoroso arretramento del M5Stelle stanno scuotendo la politica italiana con pressanti domande a cui prima o poi il vincitore dovrà rispondere. Per ora Salvini si limita a rassicurare, che non ci sarà un nuovo governo e che manterrà il patto sottoscritto con i 5Stelle, ma nello stesso tempo alza la posta rilanciando i suoi punti programmatici più sgradevoli per il palato dei 5Stelle e cioè la flat tax, l’autonomia differenziata per le regioni del nord e il completamento della Torino-Lione. Sembra che abbandonato oramai alle spalle il duello preelettorale, che ha egemonizzato la campagna elettorale, ora Salvini stia giocando una partita più sottile, quella che dovrebbe condurre Di Maio ed i 5Stelle a fornire il pretesto per staccare la spina al governo ed andare così ad elezioni politiche anticipate per poter riscuotere subito il dividendo, che il suo 34% dovrebbe garantirgli. Del resto questo anno di governo gialloverde non ha fatto che evidenziare l’inconsistenza politica della proposta di governo dei 5Stelle, colpevoli di aver avuto la presunzione di fare di un populismo con forti vene qualunquiste l’unica ragione di sussistenza del loro movimento. Si pongono quindi alla politica italiana diverse e consistenti domande : come verrà affrontato il nodo della manovra per il prossimo anno con la necessaria sterilizzazione dell’aumento dell’iva e degli annunciati provvedimenti per la riduzione delle tasse, quale sarà il ruolo dell’Italia nel nuovo scenario europeo dove il nostro paese con alla guida forze dichiaratamente sovraniste non avrà alleati sufficienti per rompere l’isolazionismo in cui verrà a trovarsi e che sarà della tradizionale politica estera italiana con governanti continuamente oscillanti tra l’America di Trump e la Russia di Putin?
E’ comunque indubbio che l’elettorato italiano ha voluto dare un’indicazione univoca e precisa facendo raddoppiare i consensi alla Lega ed aumentando i FDI, che oramai stanno insidiando il partito di Berlusconi sceso sotto la fatidica soglia del 10%. Infatti tutto sembra ipotizzare, che il prossimo parlamento italiano in caso di elezioni anticipate registri una maggioranza di destra tra Lega ed il partito della Meloni a cui si potrebbe aggiungere, ma in un ruolo insignificante, FI. Per questo i risultati del 26 maggio ci consegnano più dubbi che certezze sul futuro del nostro paese e fanno sorgere l’interrogativo: e poi? Questa domanda viene posta con forza anche a quanti temono uno scenario come sopra ipotizzato, a quanti cioè credono nell’Europa e la vogliono rilanciare cambiando una politica troppo attenta ai bilanci e non al disagio sociale ed a quanti temono che l’affidarsi al verbo sovranista con le sue implicazioni di esasperato nazionalismo e con il suo populismo semplificatore ed illusorio possa mettere in crisi il destino della nostra democrazia. Resta certamente il PD con il suo 22,8%, pur sempre sopra al 17% dei 5Stelle, ma un ‘attenta analisi del voto potrebbe far scoprire, che ben poco il PD ha recuperato dai 5Stelle i cui voti persi sono quasi interamente trasmigrati verso la Lega di Salvini e che quindi pur rimanendo certamente una forza organizzata e presente sul territorio, più per la verità nelle grandi città che nelle periferie, non appare ancora tanto attrattiva per poter ricostruire il tradizionale bipolarismo tra centrodestra e centrosinistra. Non deve infatti sfuggire che al di fuori del PD, tranne che+Europa ed i verdi ben al disotto della soglia di sbarramento del 4%, non c’è altro da recuperare a sinistra, perché difficilmente l’1,8% della sinistra di Fratoianni potrà ricondursi sotto l’ala del PD, mentre le elezioni del 26 maggio hanno in modo drammatico evidenziato la scomparsa del centro. Quanti dei moderati hanno voluto sottrarsi all’egemonia della destra di Salvini e della Meloni molto probabilmente si sono rifugiati nell’astensionismo. Il vero problema per i dirigenti del Nazzareno è quindi questo: come far rinascere un centro che possa allearsi con il PD per dare vita ad un forte e competitivo centrosinistra.