Successi per l’Atletica Tarsina: Martina Valentini e Gaia Rosi campionesse regionali di categoria

GUALDO TADINO – Bei successi in queste ultime gare della stagione sportiva. A coronare gli sforzi di atleti e tecnici sono stati conquistati due titoli regionali da due atlete giovanissime della Tarsina. Ad Umbertide il 27 ottobre scorso Martina Valentini si è laureata campionessa regionale per la categoria “esordienti A” (classe 2008). Sempre per la corsa su strada Gaia Rosi è la nuova campionessa regionale per la categoria “cadette” (classe 2005). Non da meno si sono comportati Nicola Cippiciani terzo classificato per la categoria “cadetti” (classe 2004), Marta Raffaelli seconda classificata per la categoria “allieve” (classe 2003) e Jacopo Ridolfi settimo classificato per la categoria “esordienti C” (classe 2012). Altri bei successi erano stati ottenuti dai ragazzi della Tarsina alle miniolimpiadi di Capanne il 12 ottobre scorso: Giada Comodi, Jacopo Ridolfi, Mattia Codignoni, Alessio Fratini, Alessandro Nati, i più piccoli di tutti (sei, sette anni), si sono comportati in modo egregio ottenendo buoni piazzamenti pur essendo alla loro prima esperienza di gara. Martina Valentini, Frencis Aramele, hanno dominato le gare di velocità. Stephane M’bo Arra, Terry Omordia, Nicola Cippiciani, Fabio Scaramucci, Gaia Rosi si sono classificati nelle prime posizioni con tempi di tutto rispetto. Gli atleti sono stati ripagati delle loro fatiche e anche i tecnici che li allenano. È dagli anni 80, dall’epoca del mitico fra’ Mauro, che l’atletica gualdese non conquistava più titoli regionali, e di questo siamo orgogliosi. Auguriamo un futuro bello e radioso ai giovani atleti e ci auguriamo che continuino in questa loro grande avventura se pur faticosa. Ad maiora!

Mi piace ricordare che l’atletica è uno sport poco appariscente, faticoso, ma affascinante e appassionante.

Ogni sport ha le sue caratteristiche peculiari. Credo sia interessante metterne in evidenza alcune specifiche dell’atletica leggera.

Innanzi tutto è una ottima base per tutti gli altri sport, in quanto migliora la coordinazione e le caratteristiche fisiche di chi la pratica. Così, chi dall’atletica passa ad altri sport, oltre ad essere avvantaggiato dal punto di vista motorio e di coordinazione, sarà meno soggetto dei suoi compagni di squadra a farsi male alle ginocchia o alla schiena.

Le squadre giocano per vincere: bisogna a tutti i costi battere la squadra avversaria. Chi fa atletica leggera gareggia contro se stesso al fine di migliorare le sue prestazioni: ben vengano i primi posti e la zona medaglie, ma non sono così importanti. L’atleta meno forte ha lo stesso valore del più forte e il fatto che un suo errore non rischia di far perdere la squadra gli dà anche la stessa dignità di chi vince. Un gol causato da un errore di un giocatore mette questo in difficoltà rispetto ai suoi compagni di squadra. Un salto in alto venuto malissimo non riguarda nessun altro oltre a chi lo compie.

Tutti gli sport, ciascuno a suo modo, preparano alla vita. La preparazione che da l’atletica è collegata alle attività ancestrali dell’uomo: correre, saltare, lanciare, per i nostri progenitori erano mezzi di sopravvivenza: non a caso le olimpiadi erano fondamentali per i popoli che hanno inventato la nostra civiltà. Ed in effetti chi pratica l’atletica riesce a fare tante attività che erano naturali per i nostri nonni ma che non lo sono più per i nostri figli e nipoti. Lo sfruttamento di queste attività “ancestrali” ogni anno è messo in evidenza al campo estivo. I ragazzi dell’atletica si sono arrampicati sugli alberi, hanno attraversato zone impervie (di cui i nostri monti sono pieni e dei quali si è persa quasi la conoscenza), aiutandosi anche con le corde; sono scesi sotto terra, sempre con le corde, per esplorare il mondo sotterraneo di cui la nostra zona è ricca…  E ogni giorno sono tornati a casa pieni di graffi, scorticature, calzoni strappati, e con la consapevolezza di aver fatto qualcosa riservata solo a loro o pochi altri….