La Procura di Perugia chiede l’archiviazione per Palamara: riguarda un filone di indagine sulla Loggia Ungheria
La Procura di Perugia ha chiesto l’archiviazione del filone di indagine che era scaturito dall’inchiesta sulla presunta Loggia Ungheria e che vedeva indagato, tra gli altri, l’ex magistrato Luca Palamara per reati di corruzione dopo le dichiarazioni dell’avvocato Piero Amara.E’ quanto emerso oggi durante l’udienza in corso davanti al Tribunale del capoluogo umbro nel processo per corruzione che vede imputati Palamara e Adele Attisani. L’ipotesi di accusa che aveva portato all’iscrizione dell’ex magistrato nel registro degli indagati riguardava il presunto interessamento dell’allora componente del Consiglio Superiore della Magistratura per agevolare l’ex pm siracusano Maurizio Musco, amico di Amara e all’epoca accusato di abuso d’ufficio. Interessamento che secondo l’ipotesi accusatoria della Procura di Perugia si era concretizzato con il tentativo di avvicinamento da parte di Palamara del giudice di cassazione Stefano Mogini ma che non portò alcun risultato positivo per Musco. Tutte accuse per le quali la Procura di Perugia ha chiesto l’archiviazione anche se, nel corso dell’udienza di oggi, i magistrati perugini hanno depositato nell’ambito del procedimento in corso per corruzione e come attività integrativa di indagine alcuni atti relativi a questa inchiesta. In particolare alcune annotazioni del Gico, dei verbali di sommarie informazioni rese da Stefano Mogini e dal magistrato Giovanni Ariolli e del verbale di interrogatorio reso da Fabrizio Centofanti l’ 11 novembre 2021. La procura di Perugia ha già chiesto di archiviare l’indagine sulla presunta Loggia Ungheria. Sempre oggi è arrivata la notizia che la Cassazione ha respinto la richiesta di ricusazione dei giudici del collegio del Tribunale di Perugia che sta giudicando Palamara su altre ipotesi di corruzione. Per la Cassazione ” il fatto che l’Associazione nazionale magistrati abbia deliberato l’espulsione di Luca Palamara e che ciò sia avvenuto all’esito di una assemblea generale non costituisce di per sé la dimostrazione di un fatto inficiante la presunzione di imparzialità dei singoli magistrati, chiamati a giudicare il predetto nell’ambito di un procedimento penale”.