Perugia, catturati dalla polizia due pregiudicati tunisini: gestivano lo spaccio in zona Settevalli

PERUGIA – Nei giorni scorsi, gli uomini della Sezione “Antidroga” della Squadra Mobile hanno concluso, con una brillante operazione di Polizia Giudiziaria, un’articolata ed efficace attività d’indagine svolta nell’ambito del contrasto alo spaccio di sostanze stupefacenti in questo capoluogo.

L’attività investigativa in narrativa, avviata nell’ottobre 2016 e conclusa nell’agosto 2017, aveva quali obiettivi, in particolare, le condotte criminali tenute da due soggetti maghrebini, già noti alle forze dell’ordine per i loro svariati trascorsi criminali specifici nell’ambito dello spaccio di droga, i quali erano ritenuti coinvolti in un fruttuoso e considerevole giro di affari, rifornendo di “eroina” e “cocaina” numerosissimi tossicodipendenti/acquirenti fidelizzati.

Lo schema dell’attività di spaccio era il seguente: il principale indagato, tunisino, contattato telefonicamente dai vari assuntori, per effettuare gli scambi non si allontanava neanche dal proprio domicilio, ubicato in zona Settevalli, ma li attendeva sotto casa o all’interno, eseguendo la cessione, i cui dettagli erano stati già concordati telefonicamente, in maniera estremamente rapida.

Talvolta, lo spacciatore era coadiuvato o sostituito dal suo “socio” in affari, connazionale, il quale operava nella stessa maniera. Le risultanze investigative acquisite nel corso dell’indagine, non solo hanno consentito di accertare come i due pushers fossero operativi già da anni, essendo state documentate cessioni che risalgono al 2015, ma anche che il volume di affari fosse particolarmente importante, atteso che, dei vari assuntori, molti di essi erano abituali, acquistando stupefacente dai due tunisini con cadenza bi-trisettimanale o addirittura giornaliera.

Il rapporto “commerciale” che si era instaurato, di conseguenza, era caratterizzato da una certa “continuità professionale”, in alcuni casi esclusiva. Il linguaggio utilizzato nelle comunicazioni di contrattazione, ovviamente, era dissimulato ma abbastanza chiaro: il principale indagato, noto come “Rocco”, ed i suoi clienti, parlavano di “roba bianca”, oppure di un numero variabile di “pallette”, oppure indicavano l’eroina chiamandola semplicemente “E” o la cocaina “C”. Le risultanze probatorie acquisite sono state compendiate in un’articolata informativa di reato che, inoltrata all’Autorità Giudiziaria, le hanno consentito in tempi rapidissimi di emettere un provvedimento che dispone l’applicazione, a carico dei due indagati, della misura cautelare carceraria, eseguita dagli uomini dell’”Antidroga” previa notificazione del provvedimento ed accompagnamento a Capanne.

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