Terni, nuova aggressione nel carcere di Sabbione, colpito un agente di polizia penitenziaria

TERNI – A sole tre settimane dal suicidio di un detenuto nel carcere di Terni, un altro grave evento critico caratterizza il penitenziario ternano. L’ennesima aggressione contro un poliziotto penitenziario da parte di un detenuto scatena infatti la reazione del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, Sappe. L’episodio è accaduto ieri, nell’infermeria del carcere, quando un detenuto appartenente al circuito Alta Sicurezza ha colpito violentemente un poliziotto penitenziario.
“E’ uno stillicidio costante e continuo: i nostri poliziotti penitenziari continuano a essere picchiati e feriti nell’indifferenza delle autorità regionali e nazionali dell’amministrazione penitenziaria, che è costretta a confermare l’aumento delle violenze contro i Baschi Azzurri del Corpo nonostante il calo generale dei detenuti ma che non adotta alcun provvedimento concreto perché queste folli aggressioni abbiamo fine, ad esempio sospendendo quelle pericolose vergogne chiamate vigilanza dinamica e regime penitenziario aperto”, denuncia il segretario generale del Sappe Donato Capece, che rivolge al poliziotto ferito “la solidarietà e la vicinanza del primo Sindacato dei Baschi Azzurri”.
Terni è un carcere nel quale, alla data del 30 luglio scorso, erano detenute 461 persone, 35 in meno di quelle che c’erano lo scorso giorno del 2014 (496). Ma ciò nonostante i problemi sono costanti, a Terni.
“Sembra che a nessuno, a parte noi – aggiunge il segretario regionale Sappe dell’Umbria, Fabrizio Bonino – interessa e preoccupa che quasi ogni giorno in un carcere qualche poliziotto penitenziario venga picchiato. Certo non all’amministrazione penitenziaria dell’Umbria e di quella nazionale che nonostante le centinaia di casi in tutta Italia e le decine in Regione, non adottano alcun provvedimento per porre fine a queste ignobili colluttazioni, adottando ad esempio pesanti sanzioni disciplinari contro i responsabili. Forse pensano che siamo da macello, che disarmati e senza alcuna tutela abbiamo quasi il dovere di prendere schiaffi in servizio”.

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