Allarme ricostruzione, progetti in mano a pochi professionisti: Legnini “ampliare la platea”.

Su 29 mila professionisti iscritti nell’elenco speciale per la ricostruzione delle zone danneggiate dal terremoto del Centro Italia 2016 soltanto 2.700 sono quelli che hanno avuto finora incarichi professionali nell’ambito del recupero di beni pubblici e privati danneggiati dal sisma. Un dato riferito questa mattina dal Commissario straordinario del Governo  alla ricostruzione, Giovanni Legnini. Una rilevazione allarmante, che costituisce sicuramente motivo di forte preoccupazione. In poche parole ci sarebbe stata in questi anni una concentrazione eccessiva degli incarichi. Ma c’è di più: i professionisti che hanno acquisito incarichi importanti sono ancora meno. ” E’ il sistema, e così è sempre andata”, racconta un ex amministratore locale dell’ Umbria che denuncia questa anomalia. Il privato che ha la casa danneggiata con i contributi fa quel che vuole, dà l’incarico a chi preferisce. Non ha l’obbligo di fare una gara, come se quei soldi pubblici fossero quattrini privati a tutti gli effetti. Forse c’è l’idea che affidare l’incarico a uno studio conosciuto e ben introdotto magari con l’amministrazione pubblica potesse rappresentare una sorta di garanzia. Di sicuro, questo meccanismo rischia di rallentare la ricostruzione. A l’Aquila, ad esempio, è successo che qualche architetto che aveva verificato le lesioni di un edificio, fosse poi tornato alla carica con il proprietario proponendosi per progettare la ristrutturazione. ” Dobbiamo allargare questa platea – ha detto ancora il Commissario Legnini –  lo dobbiamo fare sulla base di regole e iniziative condivise con la rete delle professioni tecniche. Ma vi è necessità che le progettazioni viaggino più speditamente”. Ma ora c’è un problema in più che potrebbe rallentare ancora la ricostruzione: “Adesso con il Superbonus 110%, i tecnici e le imprese scarseggiano e i prezzi sono lievitati. Tutto questo ha generato una nuova difficoltà, per questo abbiamo bisogni di progetti”. Di fronte a tale rischio, Giovanni Legnini si rivolge con un appello a tutti i professionisti e alle imprese: ” Partecipate in modo più convinto e attivo alla ricostruzione per fare in modo che il processo virtuoso che si era attivato non subisca interruzioni. Abbiamo bisogno di progetti, abbiamo bisogno di ampliare la platea di professionisti impegnati nella ricostruzione”. Nel frattempo la Regione fa sapere che entro fine mese partirà la manifestazione di interesse per i lavori dell’Ospedale di Norcia e, subito dopo, per quello di Cascia, mentre sono stati affidati i lavori per la Rsa Fusconi Lombrici di Norcia mentre entro due-tre anni dovrebbe ritornare a splendere l’Abbazia di Sant’Eutizio a Preci. Ultima nota: per Castelluccio si va verso l’affidamento ad un unico soggetto attuatore per la ricostruzione pubblica e per quella privata con un sistema che isolerà sismicamente tutte le costruzioni. Naturalmente si tratta di lavori che termineranno tra diversi anni, ad oggi – a distanza di sei anni dal sisma del 2016 –  siamo ancora nella fase delle manifestazioni di interesse. Il rischio o la certezza è che la ricostruzione – almeno quella più significativa – terminerà non prima di dieci anni da quel 24 agosto 2016 e, soprattutto, da quel 30 ottobre 2016 quando, alle 7 e 40, una scossa di magnitudo 6.5, con epicentro tra Norcia, Preci e Castelsantangelo sul Nera, provocò il crollo della Basilica di San Benedetto e distrusse Castelluccio.